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Crisi ambientale, un rischio per la competitività dell'Europa: l'allarme dell'Agenzia europea per l’ambiente

17 ottobre 2025
  • Nonostante i progressi su emissioni e rinnovabili, il nuovo rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) lancia l’allarme: il degrado di ecosistemi, l’uso insostenibile delle risorse e l’impatto del cambiamento climatico mettono a rischio la competitività economica dell’Europa.

 

  • La crisi ambientale minaccia settori chiave come agricoltura, industria e logistica, aumentando i costi produttivi, esponendo le catene del valore a interruzioni e riducendo la resilienza delle economie nazionali.

 

  • Per l’Europa, e in particolare per l’Italia, è urgente accelerare l’attuazione delle strategie del Green Deal: investire in innovazione circolare, ridurre la dipendenza da importazioni e rafforzare le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici.

 

  • Proteggere la natura non è più solo un tema ecologico, ma una leva per il benessere, la sicurezza e la leadership industriale europea in un contesto globale sempre più competitivo e instabile.

Negli ultimi anni l’Europa ha compiuto progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas serra, nel miglioramento della qualità dell’aria e nella crescita delle energie rinnovabili. Eppure, dietro questi risultati incoraggianti, emerge un quadro complessivo che resta critico.

 

È quanto rileva l’ultimo rapporto dell’European Environment Agency (Agenzia europea per l’ambiente - AEA) intitolato “Europe’s environment and climate: knowledge for resilience, prosperity and sustainability”, che invita a guardare alla crisi ambientale non solo come a una sfida ecologica, ma come a una questione strategica per la competitività e la prosperità del continente. La crisi climatica, sottolinea l’AEA, non incide soltanto sugli ecosistemi: i suoi effetti si stanno già traducendo in rischi economici, sociali e di sicurezza destinati a intensificarsi nei prossimi anni.

 

Questo rapporto viene diffuso ogni cinque anni e fa il punto sia sui progressi compiuti, in termini ambientali, ma analizza anche le criticità che vive l'Europa tenendo conto sia dei fattori ambientali che sociali.

 

Progressi, ma il trend complessivo resta allarmante

Alcuni segnali positivi dimostrano che il percorso intrapreso dall’Europa verso la sostenibilità sta producendo risultati concreti. Le emissioni di gas serra si sono ridotte rispetto ai livelli degli anni ’90, la quota di energia da fonti rinnovabili è cresciuta in modo costante e la qualità dell’aria è migliorata in numerose aree urbane, contribuendo a diminuire le morti premature legate all’inquinamento.

 

Questi progressi testimoniano che la transizione ecologica è possibile e che le politiche pubbliche – fondate su regolamentazioni efficaci, investimenti mirati e innovazione tecnologica – rappresentano uno strumento decisivo per orientare il cambiamento.

 

Nonostante questi passi avanti, però, il rapporto dell’AEA evidenzia che il bilancio ambientale globale per l’Europa resta negativo sotto molti aspetti. Tra le criticità maggiori:

 

  • Perdita di biodiversità: gli ecosistemi terrestri, d’acqua dolce e marini sono ancora sotto pressione, e l’obiettivo di arrestare il declino entro il 2030 non sembra raggiungibile.
  • Uso eccessivo di risorse naturali: consumo di suolo, sfruttamento idrico, dipendenza da materie prime critiche, pratiche produttive che vanno oltre la capacità rigenerativa della natura. 
  • Stress idrico crescente: una parte rilevante del territorio europeo è sottoposta a carenza idrica o a un utilizzo dell’acqua che non può essere considerato sostenibile.
  • Impatto crescente dei cambiamenti climatici: l’Europa è uno dei continenti che si stanno riscaldando più velocemente, e gli effetti - siccità, alluvioni, ondate di calore - cominciano a manifestarsi con maggiore frequenza e intensità. 

 

Tutti questi indicatori sono un campanello d’allarme: “Non possiamo permetterci di ridimensionare le nostre ambizioni in materia di clima, ambiente e sostenibilità”, ha affermato Leena Ylä-Mononen, direttore esecutivo dell’EEA.

 

Secondo Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione per una Transizione pulita, giusta e competitiva, il Rapporto EEA: “ci ricorda ancora una volta che l’Europa deve mantenere la rotta e persino accelerare le proprie ambizioni in materia di clima e ambiente. I recenti eventi meteorologici estremi dimostrano quanto diventino fragili la nostra prosperità e la nostra sicurezza quando la natura si degrada e gli impatti climatici si intensificano. Ritardare o rinviare i nostri obiettivi climatici non farebbe altro che aumentare i costi, aumentare le disuguaglianze e indebolire la nostra resilienza. Proteggere la natura non è un costo ma un investimento, nella competitività, nella resilienza e nel benessere dei nostri cittadini”.

Rappresentazione satellitare notturna dell’Europa con aree illuminate e zone rosse che simboleggiano l’aumento delle temperature dovuto alla crisi climatica.

Perché la crisi ambientale è un rischio per la competitività dell’Europa

Il rapporto mette in guardia: il degrado ambientale e i cambiamenti climatici “costituiscono una minaccia diretta per la competitività dell’Europa, fortemente legata alle sue risorse naturali”.

Per affrontare queste sfide, l’AEA sottolinea la necessità di un impegno più deciso e di una trasformazione profonda dei modelli produttivi e di consumo: decarbonizzare l’economia, favorire la transizione circolare, limitare l’inquinamento e gestire in modo sostenibile le risorse naturali. Le politiche europee delineano già un quadro coerente verso questo obiettivo.

 

L’Agenzia invita quindi i governi e gli attori economici ad “accelerare l’attuazione delle strategie e delle misure di sostenibilità previste dal Green Deal europeo”, ricordando che tali interventi si inseriscono pienamente nelle priorità fissate dalla Bussola per la Competitività della Commissione Europea: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza.

I meccanismi principali attraverso cui la crisi ambientale minaccia la competitività europea possono essere sintetizzati in questo modo:

 

  • Dipendenza da risorse naturali e vulnerabilità degli ecosistemi

Molti settori industriali e agricoli dipendono da input naturali: suolo fertile, acqua, biodiversità (per impollinazione, servizi ecosistemici), materie prime. Quando queste risorse vengono degradate o rese più costose da estrarre e ripristinare, il costo dei processi produttivi aumenta e la flessibilità diminuisce.

 

  • Rischi per la catena del valore e interruzione dell’attività economica

Le condizioni ambientali avverse - siccità, inondazioni, ondate di calore - possono interrompere la produzione industriale, la logistica, l’agricoltura. Ciò riduce la resilienza di imprese e regioni e aumenta i costi.

 

  • Rischio di perdere opportunità di innovazione e investimenti

Se l’Europa non accelererà la transizione ecologica e circolare, potrebbe perdere terreno rispetto a paesi che stanno già scalando tecnologie verdi, economia circolare, soluzioni ad alta efficienza. Il rapporto identifica che la “economia circolare” e la riduzione della dipendenza da importazioni di energie e materie prime critiche sono leve strategiche. 

 

  • Costi futuri inevitabili

Rimandare l’azione comporta costi maggiori domani: sia sul fronte della mitigazione (più investimenti tardivi) che sull’adattamento (infrastrutture più costose, perdite maggiori). Questo erode la competitività a lungo termine, perché le risorse economiche saranno deviate verso “riparazione” invece che innovazione.

Quali implicazioni per l’Italia e per le imprese

Per l’Italia - e in generale per i paesi europei - le implicazioni sono molteplici e richiedono attenzione. Il nostro Paese è soggetto a forte stress idrico in alcune regioni, uso intensivo del suolo, perdita di biodiversità: ciò lo rende vulnerabile. Le imprese italiane che operano in settori ad alta intensità ambientale devono integrare strategie di resilienza, innovazione green e circolarità per non restare indietro.

 

Le politiche pubbliche italiane dovranno ancor più orientarsi verso la rigenerazione degli ecosistemi, la riduzione delle pressioni sulle risorse naturali, il sostegno all’economia circolare e alle tecnologie “pulite” anche per garantire che l’Italia resti competitiva nel quadro europeo.

Persone sollevano cartelli durante una manifestazione per il clima con scritte come “Climate change is real” e “Save the Earth”, a sostegno della lotta contro il cambiamento climatico.

Dalla consapevolezza all’azione strategica

Non basta più constatare i danni del cambiamento climatico: serve agire con visione.

Il rapporto dell’AEA invita l’Europa a passare dalla diagnosi alla strategia, trasformando l’urgenza in opportunità. I punti chiave per affrontare la crisi climatica riguardano l’accelerazione e l’attuazione delle politiche verdi, la transizione verso la circolarità e una minore dipendenza dalle importazioni di materie prime. Ciò significa un’economia che usa meglio le risorse, ricicla, valorizza gli scarti, guadagna in autonomia e competitività.

Altro pilastro è costituito dal binomio resilienza e adattamento: costruire infrastrutture, modelli produttivi e filiere che possano rispondere a eventi climatici estremi e ridurre la vulnerabilità. E infine ripensare il rapporto economia-natura: natura come “risorsa” da proteggere e valorizzare secondo un paradigma che connette ambiente e crescita

 

La Commissaria per l’ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare competitiva, Jessika Roswall, ha dichiarato: “Dobbiamo ripensare il legame tra ambiente ed economia e considerare la protezione della natura come un investimento e non come un costo. Una natura sana è la base per una società sana, un’economia competitiva e un mondo resiliente, ed è per questo che l’Ue è determinata a mantenere fede ai propri impegni in materia ambientale”.

 

In questa direzione si muovono anche le imprese che stanno investendo in modelli di sviluppo circolari e inclusivi. Il Gruppo Iren, ad esempio, ha posto la transizione energetica al centro del proprio Piano Industriale 2024–2030, con 8,2 miliardi di Euro di investimenti destinati a rinnovabili, digitalizzazione e economia circolare, a conferma di come la sostenibilità rappresenti oggi una leva di competitività e innovazione.
Un percorso che si traduce in progetti concreti come il bando AmbientAzioni Torino 2025, che promuove la partecipazione delle comunità locali alla rigenerazione per un futuro europeo più resiliente.

 

La crisi ambientale in Europa non è solo una questione di ecologia, ma è una questione di competitività, di sicurezza economica e di qualità della vita. L’ultimo rapporto dell’AEA lo evidenzia con chiarezza.


Per l’Europa - e per ciascun Paese membro - la sfida è duplice: da un lato consolidare i progressi già fatti, dall’altro affrontare le debolezze strutturali. Solo così sarà possibile mantenere o recuperare una posizione di leadership nella “transizione verde” globale, evitando che la degradazione ambientale diventi un freno alla crescita, all’innovazione e alla competitività.

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