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Materie prime critiche, Iren traccia la road map italiana: con 1,2 miliardi di investimenti ridotta di un terzo la dipendenza dall’estero

12 novembre 2024

Avviare e concretizzare una strategia per ridurre la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di materie prime critiche, come litio e silicio, con un investimento di 1,2 miliardi di euro. È questo il punto saliente del nuovo studio commissionato da Iren e sviluppato dal gruppo TEHA (The European House Ambrosetti): presentato a Roma durante l’evento “La road map italiana per le materie prime critiche”, il rapporto mostra come sia possibile ridurre del 30% la dipendenza dalle importazioni di materie prime strategiche, generando al contempo per la filiera un valore aggiunto di oltre 6 miliardi di euro entro il 2040.

 

Lo scenario illustrato punta a un obiettivo preciso: valorizzare l’economia circolare e migliorare il recupero dei rifiuti elettronici come chiave per accelerare l’autonomia del nostro Paese nell’ambito delle materie prime.

luca dal fabbro

Le quattro strategie di intervento evidenziate dallo studio

Al centro dello studio di Iren e del gruppo TEHA è posto il ruolo fondamentale e strategico delle materie prime critiche, ovvero quei materiali di difficile approvvigionamento che sono indispensabili per lo sviluppo industriale e tecnologico (es. il litio per le batterie, il silicio per i semiconduttori, l’indio per i display). Parlare di materie prime critiche è una questione urgente: scarsa disponibilità e limitate possibilità di approvvigionamento sono due nodi da affrontare.

 

L’Europa dipende dall’estero, soprattutto dalla Cina che produce il 56% delle materie prime critiche importate in Unione Europea. Come rileva lo studio, il gap di investimenti tra Europa e Cina è enorme: se da un lato l’Europa ha realizzato investimenti per 2,7 miliardi di euro in questo settore nel 2023, dall’altro per la Cina se ne registrano 14,7 miliardi.

 

Il rapporto, in particolare, individua quattro strategie operative per incrementare la competitività del settore: esplorazione mineraria, partnership internazionali, sviluppo della raffinazione e trattamento, e infine, il recupero dei materiali e l’utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali.

In merito al piano nazionale di esplorazione mineraria bisognerà rafforzare le partnership internazionali, soprattutto con i Paesi africani, allo scopo di creare legami industriali solidi attraverso finanziamenti mirati, promuovendo la parità nelle collaborazioni per lo sviluppo di una filiera estrattiva sostenibile.

 

La terza proposta riguarda l’individuazione delle aree strategiche di specializzazione per l’Italia nella fase di processing delle materie prime critiche, unita alla promozione di meccanismi di coordinamento a livello dell’UE per ridurre la frammentazione.

 

“Dallo sviluppo delle materie prime critiche dipende il 32% del PIL italiano, oltre la competitività industriale e la sicurezza strategica nazionale”, ha affermato Luca Dal Fabbro, presidente del Gruppo Iren, continuando: “La strada più efficace da seguire è quella dello sviluppo dell'economia circolare, attraverso l’incremento dei volumi di RAEE raccolti, incentivare l’utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali attraverso la definizione di criteri end-of-waste e di schemi incentivanti per l’utilizzo di materiali riciclati. Iren è in prima linea per l'affermazione di un nuovo paradigma di sostenibilità e indipendenza che può disegnare per l'Italia un ruolo di nuova e rafforzata competitività”.

luca dal fabbro

Materie prime, il valore dell’economia circolare

Lo studio propone una roadmap con delle tappe imprescindibili da tenere in considerazione. Tra queste, ha un ruolo cruciale la corretta valorizzazione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), rispetto a cui l’Europa rappresenta il continente che ne genera il maggior quantitativo pro capite (16,2 kg per persona).

 

In questo contesto, focalizzarsi sullo sviluppo dell’economia circolare rappresenta la soluzione più immediata ed efficace. Centrale è la raccolta dei RAEE: attualmente il 70% non viene gestito correttamente per la scarsa presenza di centri di raccolta fruibili e la ridotta consapevolezza dei cittadini. Altro propulsore di sviluppo per l’economia circolare è l’utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali. La mancata valorizzazione di queste ultime, infatti, comporta in Italia una perdita annua di oltre 1,6 miliardi di euro di materie prime critiche per l’industria nazionale.

 

Ad oggi il 90% delle componenti dei RAEE da cui estrarre materie prime critiche viene esportato. Inoltre, in Italia, gli impianti accreditati per il recupero e trattamento dei RAEE non sono adeguati alla gestione dei volumi prodotti. Iren, però, è consapevole di come la corretta gestione di questo tipo di rifiuti può fare la differenza e proprio per questo motivo, insieme ad altri soggetti promotori, è parte dell’osservatorio RigeneRare: hub sull'economia circolare delle materie prime critiche e dei metalli preziosi che si candida a divenire punto di riferimento a livello nazionale per la promozione e lo sviluppo sostenibile della catena del valore nazionale delle materie prime critiche e dei Metalli Preziosi, con l’obiettivo di implementare una strategia per garantirne un approvvigionamento sicuro, diversificato, e sostenibile.

 

Non solo: il Gruppo si prepara a inaugurare un innovativo impianto in Valdarno, dedicato al recupero e al trattamento di metalli preziosi dai RAEE con un processo idrometallurgico e una capacità di trattamento di oltre 300 tonnellate di schede elettroniche l'anno.

 
L’approccio di Iren, volto alla gestione delle risorse e fondato sull’economia circolare, ha l’obiettivo di incrementare il riciclo di materie prime critiche all’interno sul territorio italiano. Grazie a investimenti in quest’ambito, l’Italia potrà ridurre l’importazione di materiali strategici sostenendo al contempo la transizione verde e riducendo l’impatto ambientale.

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