Lo studio di The European House - Ambrosetti fa emergere con chiarezza la crescente importanza delle materie prime critiche: la Commissione Europea ne identificava 14 nel 2011 e il numero salito a 34 nell’ultimo censimento del 2023. Le materie prime critiche, oltre a essere fondamentali per numerose attività industriali, sono anche un prerequisito essenziale per lo sviluppo di settori innovativi e ad alto potenziale quale la transizione energetica, in quanto utilizzate nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie.
Nello specifico, nel nostro Paese ben 26 materie su 34 sono indispensabili per l’industria aerospaziale (87% del totale), 24 per quella ad alta intensità energetica (80%), 21 per l’elettronica e l'automotive (70%) e 18 per le energie rinnovabili (60%).
Questo fabbisogno così alto di materie prime critiche non è soltanto una priorità italiana: l’intera Unione Europea si trova in una condizione di dipendenza da Paesi terzi. A capeggiare è la Cina, primo fornitore di queste materie in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’UE di terre rare (98% del totale).
La dipendenza da terre rare, unita all’attuale instabilità del contesto geopolitico e alla concentrazione di materie prime critiche in Paesi terzi, rende sempre più urgente un investimento nella loro produzione domestica.
Diventa quindi strategico migliorare il riciclo dei rifiuti tecnologici in Europa (maggior produttore di rifiuti elettronici, con una quantità pro capite pari a 16,2 kg), ma soprattutto in Italia considerando che nel 2021 solo il 39,4% è stato riciclato correttamente, a fronte di un target europeo da raggiungere del 65%. Lo stesso vale per pile e accumulatori, per cui il nostro Paese è tra gli ultimi classificati in Europa con il 43,9%.