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Clima, il 2024 è stato l’anno più caldo degli ultimi dieci in Europa: la situazione non migliora

3 luglio 2025
  • Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, con anomalie termiche diffuse, eventi estremi in aumento e impatti concreti su salute, economia e ambiente, secondo il rapporto Copernicus.

  • L’Europa si sta riscaldando al doppio della velocità globale, con effetti evidenti su stagioni, infrastrutture e sicurezza alimentare: piogge intense, incendi e scioglimento dei ghiacciai mettono a rischio ecosistemi e territori.

  • La crisi climatica impone una doppia azione: riduzione delle emissioni e rafforzamento dell’adattamento. Il Piano Industriale 2024–2030 di Iren risponde con 8,2 miliardi di investimenti per rinnovabili, reti resilienti e digitalizzazione dei servizi.

Nel 2024, l’Europa ha avuto “un’anteprima” diretta del futuro che l’attende se non si interviene con decisione sul cambiamento climatico. Non si è trattato di un’estate particolarmente rovente o di un mese fuori scala: è stato l’intero anno a infrangere ogni precedente record termico, con temperature sopra la media in quasi tutto il continente, eventi estremi in crescita e un impatto tangibile sulle persone, sull’ambiente e sull’economia. Lo certifica il rapporto European State of the Climate 2024, pubblicato ad aprile 2025 dal Copernicus Climate Change Service. I dati parlano chiaro: il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa da quando si monitorano sistematicamente le temperature.

 

Una notizia che conferma quanto ormai è evidente anche senza strumenti scientifici: l’equilibrio climatico europeo è sempre più fragile, le stagioni sono inaffidabili, i fenomeni meteorologici sono diventati più intensi, più frequenti e più difficili da prevedere. E il caldo, soprattutto, è diventato una costante.

Display elettronico in città mostra temperatura di +41°C.

Un anno fuori scala

Il 2024 ha segnato una netta discontinuità rispetto al passato. Oltre l’85% del territorio europeo ha vissuto giornate con temperature “molto più calde della media”, e in circa il 12% dei giorni si sono infranti record storici per quel determinato periodo. Le anomalie più forti si sono registrate in Europa centrale, orientale e sud-orientale, con incrementi anche di 2 o 3 gradi rispetto alle medie climatologiche.

 

La cosa più significativa, però, è che non si è trattato di un episodio isolato. Il 2024 è l’anno più caldo di sempre, ma si inserisce in una tendenza ormai consolidata: il decennio appena concluso è stato il più caldo mai registrato, con una progressione quasi continua che lascia pochi margini all’ottimismo.

Caldo persistente e fenomeni estremi

Il riscaldamento non ha riguardato solo le medie stagionali, ma anche la frequenza e la durata delle condizioni estreme. Secondo il rapporto Copernicus, il 45% dei giorni del 2024 ha fatto registrare temperature eccezionalmente alte. Il caldo è stato prolungato, uniforme, presente in stagioni che un tempo venivano definite “intermedie”.

 

A soffrire non è stata solo la temperatura percepita, ma anche il benessere delle persone e la capacità delle infrastrutture di rispondere a queste sollecitazioni. Le ondate di calore hanno avuto un impatto concreto su salute, produttività, agricoltura, trasporti. Le città, in particolare, hanno sperimentato il fenomeno dell’isola di calore urbana con un’intensità nuova, mettendo in crisi i modelli abitativi e i sistemi energetici.

Piogge, alluvioni e incendi: il clima che cambia volto

Il caldo anomalo è stato solo una faccia della medaglia. L’altra è quella delle piogge torrenziali, delle alluvioni improvvise e degli incendi boschivi. Secondo il rapporto, il 2024 è stato l’anno con le alluvioni più diffuse dal 2013. Solo tra settembre e ottobre, oltre 400.000 persone sono state colpite da eventi estremi, con almeno 335 vittime in tutta Europa.

 

I territori più vulnerabili sono stati quelli già soggetti a stress idrico o urbanizzazione incontrollata, ma nessuna area è rimasta realmente indenne. Le piogge hanno travolto infrastrutture, rallentato economie locali, compromesso raccolti. E dove non è arrivata l’acqua, è arrivato il fuoco: in particolare nel Sud Europa, dove lunghi periodi di siccità hanno favorito incendi estesi e difficili da contenere.

Un continente che si scalda il doppio

Il dato forse più impressionante del rapporto Copernicus riguarda la velocità del cambiamento. L’Europa si sta riscaldando a un ritmo doppio rispetto alla media globale. Non è una tendenza momentanea: è una dinamica strutturale, che riguarda tutte le stagioni, tutte le latitudini e tutte le attività umane. I ghiacciai alpini continuano a perdere massa, le acque superficiali diventano più calde, gli equilibri degli ecosistemi si alterano.

 

Di fronte a questi scenari, la priorità è doppia: ridurre le emissioni e, al tempo stesso, rafforzare la capacità di adattamento del sistema socioeconomico. Non si tratta solo di protezione ambientale: è un’urgenza economica, sociale e sanitaria.

Il tempo del clima non aspetta: Iren mette a punto un piano industriale per la transizione

Ogni grado in meno che riusciremo a guadagnare, ogni emissione evitata, ogni comunità più preparata sarà una vittoria per tutti. Ma perché questo accada davvero, serve agire con decisione—oggi. E serve farlo con strumenti concreti, piani misurabili, impegni verificabili.

 

Il Gruppo Iren ha scelto di affrontare questa sfida mettendo la sostenibilità al centro della propria strategia. Il nuovo Piano Industriale 2024–2030 prevede 8,2 miliardi di euro di investimenti, con oltre il 70% destinato a progetti legati alla transizione ecologica: dallo sviluppo delle energie rinnovabili all’efficientamento delle reti, dalla digitalizzazione dei servizi alla resilienza urbana.

 

Tra gli obiettivi principali c’è la realizzazione di 1,2 gigawatt di nuova capacità da fonti rinnovabili, un passo decisivo per contribuire alla decarbonizzazione del sistema energetico italiano. 

Energia pulita, reti resilienti, territori più sicuri

Investire in fonti pulite non significa solo ridurre le emissioni: significa anche offrire alle comunità energia accessibile, stabile e meno esposta alle fluttuazioni del mercato. Rafforzare le reti significa diminuire le perdite, aumentare l’efficienza e proteggere le città da eventi climatici estremi. E rendere più intelligenti i sistemi di gestione idrica, termica e ambientale vuol dire garantire un servizio di qualità anche nei momenti di crisi.

 

Il piano di Iren è pensato per generare impatti positivi lungo tutta la filiera: dal cittadino che riceve una bolletta più sostenibile al territorio che può contare su infrastrutture moderne, digitali e inclusive.

 

Nel 2024 il clima ha lanciato un messaggio inequivocabile. Oggi più che mai, ogni investimento in energia rinnovabile, in reti intelligenti, in economia circolare è una scelta che incide sulla vita delle persone, sul benessere delle comunità, sulla qualità dell’ambiente.

 

Il cambiamento climatico non è più una minaccia lontana. È qui, ora. E la risposta deve essere all’altezza della sfida. 

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