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Patto per l’industria pulita: cos’è e cosa prevede la strategia UE per un’economia a zero emissioni

31 luglio 2025
  • Il Patto per l’industria pulita è la nuova strategia europea per accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni, rafforzando al contempo la competitività industriale, la resilienza energetica e l’autonomia strategica del continente.

  • La roadmap include investimenti pubblici e privati, semplificazione normativa, sviluppo di competenze green e priorità a tecnologie pulite, rinnovabili, mobilità sostenibile e materie prime critiche.

  • Le multiutility, come Iren, giocano un ruolo centrale nel rendere operativi i piani europei, traducendo gli obiettivi ambientali in trasformazioni concrete nei territori, servizi locali innovativi e nuova occupazione qualificata.

  • Il Patto si fonda su una visione integrata: decarbonizzare senza rinunciare a equità sociale, sviluppo economico e benessere, coinvolgendo imprese, territori e cittadini in una transizione verde, giusta e industriale. 

Nel cuore dell’agenda verde europea, il nuovo Patto per l’industria pulita rappresenta un tassello cruciale per la transizione ecologica e per la capacità produttiva del continente. Annunciato dalla Commissione Europea - nell’ambito del Green Deal, l’Unione europea si è impegnata a raggiungere emissioni nette zero entro il 2050 - questo accordo ambizioso non si limita a fissare obiettivi ambientali: propone una vera e propria roadmap condivisa per traghettare l’industria europea verso la neutralità climatica, con misure concrete per decarbonizzare produzione, energia e trasporti, promuovendo allo stesso tempo competitività, autonomia strategica e coesione sociale.

Cosa prevede il Patto per l’industria pulita

Il Patto nasce dall’urgenza di accelerare la transizione dell’economia europea verso le zero emissioni nette, in un contesto globale in cui si intrecciano sfide ambientali, geopolitiche e industriali. La firma, avvenuta tra la Commissione Europea, imprese, regioni e parti sociali, non è un semplice gesto simbolico: segna un impegno collettivo per costruire un'industria che sia insieme più pulita, più resiliente e più europea grazie a investimenti, semplificazioni e competenze green.

 

Nello specifico, i diversi elementi del Patto per l’industria pulita includono:

 

  • un piano d’azione per l’energia a prezzi accessibili, che acceleri la diffusione delle energie rinnovabili, promuova l’elettrificazione e migliori le interconnessioni del mercato energetico europeo;
  • stimolare la domanda di tecnologie pulite (ad esempio dando loro priorità negli appalti pubblici e privati);
  • mobilitare oltre 100 miliardi di Euro a sostegno della produzione pulita nell’Ue;
  • promuovere il riutilizzo e il riciclo;
  • collaborare con i partner internazionali, ma anche utilizzare strumenti di difesa commerciale e meccanismi di adeguamento per proteggere l’industria dell’UE dalla concorrenza sleale;
  • istituire un’unione delle competenze per sviluppare il know-how dei lavoratori e creare occupazione di qualità.
Ursula von der Leyen parla durante una conferenza stampa della Commissione Europea, con bandiere dell'Unione Europea sullo sfondo.

Settori chiave per la transizione: tecnologie pulite e industrie ad alta intensità energetica

Il piano si concentra su due settori strategici: le tecnologie pulite e le industrie ad alta intensità energetica. Uno dei due pilastri è rappresentato dalle tecnologie pulite: queste saranno fondamentali per la decarbonizzazione dell’economia e si prevede che il loro mercato triplicherà entro il 2035. Tuttavia, la quota dell’Ue nel mercato globale del settore è in calo e la capacità produttiva resta indietro.

Le cause principali della scarsa competitività dell’Ue in questo ambito includono l’elevato costo dell’energia, la concorrenza globale (soprattutto da Cina e Stati Uniti), la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche – come già sottolineato dal rapporto Iren Ambrosetti a riguardo - e gli oneri amministrativi che gravano sulle imprese (in particolare per l’ottenimento dei permessi necessari all’avvio delle attività, l’accesso ai finanziamenti e il sostegno pubblico).

La Presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato: “L'Europa non è un continente di sola innovazione industriale, ma anche di produzione industriale. La domanda di prodotti puliti ha tuttavia subito un rallentamento e alcuni investimenti si sono spostati in altre regioni. Sappiamo che sono ancora troppi gli ostacoli con cui le imprese europee devono fare i conti, dai prezzi energetici elevati agli oneri normativi eccessivi. Il patto per l'industria pulita mira a eliminare gli impedimenti che ancora le frenano e a presentare dei solidi argomenti economici a favore dell'Europa”.

La visione strategica del Piano: quali sono gli obiettivi

L’obiettivo della nuova strategia di crescita delineata dal Patto per l’industria pulita è duplice: da un lato, promuovere la decarbonizzazione dell’industria europea, e dall’altro rilanciare la competitività e l’autonomia strategica del continente. Per farlo il Patto per l’industria pulita si fonda su tre direttrici principali:

 

  • Investimenti pubblici e privati: Si promuove un migliore allineamento tra i fondi europei disponibili e le esigenze concrete delle industrie a zero emissioni, incentivando lo sviluppo di catene del valore verdi e l’adozione su larga scala di tecnologie strategiche.
  • Semplificazione normativa e burocratica: La Commissione Europea punta a ridurre significativamente i tempi autorizzativi per gli impianti industriali net-zero, rendere più rapida l’approvazione e la localizzazione di progetti legati alle rinnovabili e creare un quadro normativo stabile e favorevole agli investimenti, con meno burocrazie e un accesso più agevole ai finanziamenti.
  • Competenze e formazione: Per accompagnare la transizione, il Patto prevede un ampio programma di acquisizione e consolidamento delle competenze per i lavoratori.

 

A differenza delle strategie industriali precedenti, spesso concentrate esclusivamente sulla produzione, il Patto per l’industria pulita adotta un approccio più ampio e sistemico, includendo tutte le componenti della filiera industriale e infrastrutturale. Le aree chiave d’intervento comprendono:

 

  • le filiere delle energie rinnovabili, che spaziano dall’eolico al solare, passando per l’idrogeno verde e lo stoccaggio in batterie;
  • le infrastrutture ambientali, indispensabili per una mobilità decarbonizzata e per città resilienti e sostenibili;
  • le materie prime critiche, come litio, cobalto e terre rare, centrali per la transizione digitale ed ecologica, ma oggi concentrate in mercati extraeuropei, con un alto rischio di dipendenza;
  • la mobilità sostenibile, promossa attraverso incentivi alla produzione di veicoli elettrici, carburanti alternativi e soluzioni di trasporto intermodale.

 

In questo scenario le multiutility come Iren – attive nei settori energetico, ambientale e idrico – assumono un ruolo centrale nella messa a terra della transizione. Grazie alla loro presenza capillare sul territorio e alla capacità di innovare nei servizi pubblici locali, queste imprese possono tradurre le grandi strategie europee in trasformazioni concrete, in grado di migliorare la qualità della vita dei cittadini, creare nuova occupazione e rafforzare la sostenibilità delle comunità locali.

Transizione verde, giusta e industriale

Il Patto per l’industria pulita non è isolato: si inserisce in una più ampia strategia europea di sovranità industriale e tecnologica, che mira a ridurre la dipendenza da attori esterni (in particolare in settori come le rinnovabili e le materie prime critiche) e a rafforzare le catene del valore interne.

 

Il contesto geopolitico – dalle guerre alle tensioni sulle forniture energetiche – ha reso evidente la necessità di un’industria europea più autonoma e resiliente, capace di produrre tecnologie pulite, creando al contempo lavoro qualificato, benessere e sicurezza ambientale.

 

Il Patto per l’industria pulita è una dichiarazione politica ma anche una mappa operativa. Chiama in causa imprese, territori e cittadini in un percorso di trasformazione profonda, in cui l’obiettivo della decarbonizzazione non è separato da quelli dello sviluppo economico e dell’equità sociale.

 

Ogni parte coinvolta ha il compito di contribuire alla realizzazione degli obiettivi con azioni concrete, verificabili e periodicamente monitorate. In particolare, il Patto stabilisce piani d’azione nazionali e regionali, che dovranno tradurre le priorità europee in interventi locali su misura. Questi interventi dovranno essere accompagnati dall’istituzione di hub territoriali per l’industria pulita, per favorire reti tra imprese, centri di ricerca e pubbliche amministrazioni. In questo modo si favorisce la creazione del dialogo sociale, fondamentale per garantire che la transizione sia equa e inclusiva, e che i lavoratori siano coinvolti nei processi di cambiamento.

 

Per realtà come Iren e altri operatori pubblici e privati impegnati nella sostenibilità, il Patto rappresenta un’occasione di protagonismo: contribuire a costruire un futuro in cui produrre non significa inquinare, innovare non significa delocalizzare, e crescere non significa consumare più risorse.

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