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Investire sul digitale per accelerare la transizione ecologica, il report del Politecnico di Milano

29 febbraio 2024

Come decarbonizzare i settori “hard-to-abate”, ovvero quelli in cui è più difficile abbattere le emissioni? A dare una risposta è il report dell’Osservatorio Zero Carbon Technology della School of Management del Politecnico di Milano.

 

Per raggiungere il goal net-zero 2050, spiega il rapporto, è necessario un approccio sinergico che tiene insieme due fattori: la necessità di investimenti che vadano a incentivare la concentrazione delle risorse vero le emissioni zero e il ruolo dell’innovazione tecnologica.

 

Per conseguire la completa decarbonizzazione entro il 2050 nei settori industriali hard-to-abate dell’industria italiana – vale a dire quelli dove è più difficile abbattere le emissioni – come l’industria siderurgica, chimica, ceramica, cartaria, vetraria e del cemento, sarebbe necessario un investimento variabile tra i 30 e gli 80 miliardi di euro per l’acquisizione delle tecnologie abilitanti e i costi operativi correlati.


Tuttavia, in assenza di provvedimenti normativi addizionali ad hoc, si arriverà a una riduzione emissiva di appena il 54% rispetto al 2020, molto lontano dall’obiettivo net zero. Ecco qual è la rotta indicata dal report.

transizione ecologica

Investimenti e politiche, sinergia necessaria verso la decarbonizzazione

Il report dell’Osservatorio Zero Carbon Technology si focalizza su una prospettiva “in divenire”, ovvero sulle strategie migliori da adottare per andare verso la completa decarbonizzazione.

 

Sono tecnologia e innovazione, insieme, le leve strategiche verso la transizione ecologica a tutto tondo. Entrambe le dimensioni hanno bisogno di investimenti. L’Intelligenza artificiale, ad esempio, può essere un’alleata nel contrasto ai cambiamenti climatici ma con un’implementazione e struttura che sia sostenibile e inserita in un contesto di etica aziendale ben definito.

 

Per questo, i ruoli e le decisioni di chi detiene potere sugli investimenti - come gli attori della finanza - e di coloro che hanno in mano la possibilità di creazione di norme - ovvero la politica - devono essere in linea con la transizione verso un mondo fondato sul modello economico circolare. 

 

Il ruolo primario dell’innovazione tecnologica

L'innovazione tecnologica è il motore che alimenta la trasformazione energetica globale verso un futuro a basse emissioni. Oltre a introdurre cambiamenti nei modi di produzione dell'energia, è necessario intervenire sui modelli di consumo. Idrogeno, biocombustibili ed elettricità come alternative ai fossili tradizionali, e sistemi di stoccaggio di CO2 per la rimozione delle emissioni atmosferiche, sono le quattro direttrici tecnologiche analizzate nel report, che prende in esame 115 tecnologie, 46 dedicate alla produzione energetica decarbonizzata e 60 all’utilizzo di vettori energetici (39 in ambito industriale), più 9 sistemi CCS (cattura e stoccaggio carbonio) alternativi.


Le direttrici tecnologiche per la produzione di energia elettrica e di idrogeno sono già oggi mediamente consolidate, sottolinea lo studio, e maggiore attenzione andrà rivolta alle tecnologie di consumo così da agevolarne l’adozione: la rete elettrica dovrà infatti garantire la propria stabilità, sicurezza ed efficienza di gestione a fronte di un’attesa elettrificazione massiva degli usi finali e di una generazione intermittente da fonti rinnovabili. Allo stesso tempo la rete del gas dovrà adeguarsi per essere hydrogen-ready, ossia in grado di accogliere volumi crescenti di idrogeno.


Occorre sviluppare e mettere sul mercato differenti tecnologie a ridotto o nullo impatto ambientale che possano trovare applicazione nei contesti industriali più difficili da decarbonizzare – commenta Simone Franzò, responsabile della ricerca – La complementarietà di diverse soluzioni è indispensabile per il successo di questa transizione e il modo in cui le imprese le porteranno a mercato, ossia il modello di business, sarà determinante. Ma il raggiungimento degli obiettivi richiede anche un cambiamento profondo dei modelli di consumo e la definizione di un quadro normativo chiaro e duraturo, in grado di fornire gli strumenti adeguati alle aziende e agli operatori per abbandonare processi e strumenti noti e radicati e iniziare una transizione di dimensioni epocali: vanno mitigate ed eliminate le barriere che oggi ostacolano il percorso”.

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