Sono al centro dell’attenzione internazionale per il loro ruolo strategico in settori chiave come la tecnologia, l’energia rinnovabile e la difesa: le terre rare tornano al centro dell’attenzione mediatica in particolare negli ultimi giorni con il caso dell’Ucraina e dell’accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti. Il World Economic Forum stima che in Ucraina vi siano 20mila depositi minerari di 116 tipi, di cui 3055 (15%) erano attivi prima dell’invasione russa del 2022. Secondo il ministero dell’Economia ucraino, queste includono 22 delle 34 materie prime critiche del Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea.
Sebbene poco note al grande pubblico, le terre rare sono essenziali per la produzione di dispositivi elettronici, batterie e altri componenti necessari per la transizione ecologica e digitale. La versatilità di utilizzo le rende indispensabili e si stima che la loro domanda sia destinata a crescere in modo esponenziale. Come emerge dalla Mappa Blu dell’Agenzia internazionale dell’energia, entro il 2035 la domanda globale di terre rare raggiungerà quasi 450mila tonnellate all’anno, rispetto alle circa 200mila tonnellate registrate nel 2021.
Già nel 2023 il Gruppo Iren, con il paper “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare” realizzato con The European House Ambrosetti, ne sottolineava l’importanza anche in ottica circolare:
“Le multiutility come Iren sono lo strumento più potente per abilitare la rivoluzione circolare – aveva spiegato il presidente Iren Luca Dal Fabbro - Più del 90% delle materie prime critiche vengono dalla Cina, se riuscissimo a lavorare in casa quel tesoretto riusciremmo a essere indipendenti, da qui al 2040, per il 30-35% del fabbisogno di materie critiche estratte dai rifiuti”.