Innovazione

Il ruolo strategico delle Terre rare: perché sono fondamentali e ricercate

11 marzo 2025
  • Le terre rare sono risorse strategiche per la transizione ecologica, ma la loro estrazione e il monopolio produttivo globale rendono necessario investire nel riciclo

  • Il Gruppo Iren promuove iniziative innovative per il recupero delle materie critiche, contribuendo alla creazione di una filiera nazionale più resiliente. 

  • L’Osservatorio RigeneRare di Iren rafforza il ruolo del riciclo e dell’innovazione tecnologica nella gestione delle risorse essenziali per il futuro.

Sono al centro dell’attenzione internazionale per il loro ruolo strategico in settori chiave come la tecnologia, l’energia rinnovabile e la difesa: le terre rare tornano al centro dell’attenzione mediatica in particolare negli ultimi giorni con il caso dell’Ucraina e dell’accordo sulle terre rare con gli Stati Uniti. Il World Economic Forum stima che in Ucraina vi siano 20mila depositi minerari di 116 tipi, di cui 3055 (15%) erano attivi prima dell’invasione russa del 2022. Secondo il ministero dell’Economia ucraino, queste includono 22 delle 34 materie prime critiche del Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea.

 

Sebbene poco note al grande pubblico, le terre rare sono essenziali per la produzione di dispositivi elettronici, batterie e altri componenti necessari per la transizione ecologica e digitale. La versatilità di utilizzo le rende indispensabili e si stima che la loro domanda sia destinata a crescere in modo esponenziale. Come emerge dalla Mappa Blu dell’Agenzia internazionale dell’energia, entro il 2035 la domanda globale di terre rare raggiungerà quasi 450mila tonnellate all’anno, rispetto alle circa 200mila tonnellate registrate nel 2021.

 

Già nel 2023 il Gruppo Iren, con il paper “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare” realizzato con The European House Ambrosetti, ne sottolineava l’importanza anche in ottica circolare:
“Le multiutility come Iren sono lo strumento più potente per abilitare la rivoluzione circolare
 – aveva spiegato il presidente Iren Luca Dal Fabbro -  Più del 90% delle materie prime critiche vengono dalla Cina, se riuscissimo a lavorare in casa quel tesoretto riusciremmo a essere indipendenti, da qui al 2040, per il 30-35% del fabbisogno di materie critiche estratte dai rifiuti”.

Cosa sono, a cosa servono e dove si trovano le terre rare

Le terre rare, anche definite con l’acronimo REE (Rare Earth Elements), sono 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, con colori che variano dal grigio all’argento. Includono lo scandio (Sc) e l’ittrio (Y), più l’intera serie dei lantanidi, gli elementi chimici dal numero atomico dal 57 al 71. Nell’ordine: lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), promezio (Pm), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb), lutezio (Lu). Le loro straordinarie proprietà magnetiche e conduttive ne implementano l’utilizzo in svariati ambiti, dall’industria elettronica e tecnologica a quella aereonautica e militare.

 

I Rare Earth Elements permettono la produzione e il funzionamento di oggetti che fanno parte della quotidianità umana: si possono trovare all’interno degli smartphone, nei touchscreen, nelle lampade, negli hard disk dei computer. Ma sono anche alla base di fibre ottiche e laser, di molte apparecchiature mediche, nelle batterie per le auto elettriche. Costituiscono magneti permanenti, sensori elettrici, convertitori catalitici indispensabili per la produzione di tecnologie green come turbine eoliche e pannelli fotovoltaici.

 

Questi metalli preziosi si trovano in abbondanza negli Stati Uniti, in Vietnam, Brasile, Russia e Australia. Tuttavia l’estrazione e lavorazione delle terre rare sono complesse e concentrate in pochi paesi, con la Cina che domina il mercato globale dell’approvvigionamento e della raffinazione. La Cina, sottolinea il rapporto Iren-Ambrosetti, gioca un ruolo chiave: detiene il primato nella fornitura (per il 56%) delle materie prime critiche importate dall’Unione Europea e, se interrompesse la fornitura di terre rare all’Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 GW di eolico e 33,8 milioni di veicoli elettrici.

Una dipendenza che solleva preoccupazioni geopolitiche: per questo motivo c’è una spinta a cercare alternative sostenibili e a diversificare le fonti di approvvigionamento.  

 

“L’incremento della dotazione impiantistica in termini di recupero e riciclo delle materie prime critiche è l’azione più urgente da intraprendere a beneficio della sicurezza del sistema economico italiano – aveva sottolineato Dal Fabbro in occasione della presentazione del paper Iren – Ambrosetti - Al 2040 l’economia circolare potrà soddisfare fino al 32% del fabbisogno annuo di materie prime strategiche in Italia.”

Grande escavatore industriale operante in una miniera a cielo aperto, con turbine eoliche allineate sullo sfondo, rappresentando il contrasto tra le fonti di energia fossile e rinnovabile.

Il ruolo delle Terre rare nella transizione ecologica

Le terre rare sono un pilastro della transizione ecologica. Vengono impiegate in turbine eoliche, motori elettrici e batterie avanzate, contribuendo alla riduzione delle emissioni di CO2 e alla diffusione di energie pulite. Tuttavia, l’estrazione e la raffinazione di questi materiali hanno un impatto ambientale significativo, per questo motivo, per affrontare la sfida della gestione sostenibile delle terre rare, diventa essenziale investire in tecnologie innovative per il loro recupero e riciclo. Il recupero di materie prime critiche dai rifiuti elettronici, oltre a ridurre la dipendenza dalle importazioni, permette di diminuire l’impatto ecologico dell’estrazione mineraria e di creare nuove opportunità economiche.

Riciclare i Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, RAEE è fondamentale affinché elementi come le terre rare possano essere gestiti correttamente, riciclati e immessi in nuovi cicli produttivi senza la necessità di nuove estrazioni dal suolo.

 

Come già sottolineato dallo studio Iren-Ambrosetti a riguardo, iniziative e progetti di recupero e riciclo possono ridurre questa dipendenza. In questa direzione, ad esempio, il Gruppo Iren – oltre agli impianti già storicamente operativi - ha inaugurato a fine 2024 in provincia di Arezzo il primo impianto europeo per il recupero di metalli preziosi e materie prime critiche a basso impatto ambientale.

 

Il progetto rappresenta un passo avanti significativo per l’Italia, riducendo la dipendenza dalle importazioni e valorizzando i rifiuti elettronici come risorsa strategica. “Con questo impianto di recupero di metalli preziosi, il Gruppo Iren introduce in Italia un nuovo paradigma di sostenibilità che siamo convinti possa aiutare il nostro Paese a ritagliarsi un ruolo di indipendenza e competitività nel panorama internazionale” - ha dichiarato Luca Dal Fabbro durante l’inaugurazione- “Questo traguardo, raggiunto grazie alla vicinanza e supporto degli enti nazionali e locali, risponde agli obiettivi delineati dalla strategia industriale, che individua i suoi pilastri negli investimenti sostenibili e nella creazione di valore per il territorio. In questo senso, la scelta di puntare su quest’area per un impianto di trattamento dei metalli preziosi permette di valorizzare le specificità del Valdarno e del suo tessuto economico e conferma come la Toscana sia per Iren un territorio strategico dove investire, anche attraverso la realizzazione di impianti innovativi come questo”. 

Materie prime critiche, Iren traccia la road map italiana e lancia l’hub RigeneRare

Oltre a concrete infrastrutture, con The European House - Ambrosetti Iren ha analizzato il valore delle materie prime critiche nelle produzioni industriali green e approfondito le opportunità che l’economia circolare può offrire in questo contesto. Il rapporto, in particolare, individua una roadmap specifica con quattro strategie operative per incrementare la competitività del settore: esplorazione mineraria, partnership internazionali, sviluppo della raffinazione e trattamento, e infine, il recupero dei materiali e l’utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali. Secondo le ricerche condotte, il potenziale di recupero di questi elementi dai rifiuti elettronici è enorme e potrebbe garantire una fonte stabile e sostenibile nel lungo periodo.

 

Per fare leva sul riciclo dei Raee, il Gruppo Iren sta portando avanti un’importante iniziativa per promuovere la circolarità e il recupero delle terre rare. Grazie alla creazione dell’hub RigeneRare, Iren punta a sviluppare strategie per la rigenerazione e il riciclo di materie prime critiche, riducendo la dipendenza dalle importazioni e migliorando la sostenibilità dell’intera filiera produttiva. Con questo obiettivo RigeneRare vuole sviluppare tecnologie avanzate di recupero e riciclo, instaurando una filiera nazionale resiliente che supporti un approvvigionamento sicuro e diversificato.

 

L'osservatorio, infatti, si impegna attivamente nella promozione di un'economia basata sul riciclo delle materie prime critiche grazie all’incremento della raccolta e del riciclo dei materiali preziosi e critici da dispositivi elettronici dismessi, il miglioramento delle tecnologie di trattamento e raffinazione, e lo sviluppo di competenze specialistiche nel settore. Non solo: l'hub mira anche a influenzare le politiche pubbliche favorendo l'economia circolare, creando un contesto più favorevole per l’industria del riciclo in Italia. Questi sforzi congiunti puntano a rendere il paese meno dipendente dalle importazioni e più resiliente nelle sue infrastrutture produttive. Inoltre, l’hub vuole promuovere lo sviluppo di partnership industriali e progettualità strategiche attraverso il coinvolgimento dei diversi attori (associativi, industriali, della ricerca) e la messa a fattor comune di dati ed informazioni inerenti lo stato dell’arte della filiera così da identificare le criticità e le opportunità per creare un dialogo con le istituzioni che possa migliorare le normative vigenti. In sintesi, l’approccio utilizzato dall’hub RigeneRare segue l’impronta circolare per sviluppare la filiera nazionale delle materie prime critiche.


Le Terre rare sono una risorsa strategica per il futuro, indispensabili per la transizione ecologica e digitale. Tuttavia, la loro disponibilità è fortemente legata a dinamiche geopolitiche e a un processo estrattivo ad alto impatto ambientale. In questo contesto, iniziative come quelle di Iren - anche attraverso il lavoro dell’Osservatorio RigenerAre - rappresentano una risposta concreta per favorire il recupero di questi materiali, rendendo il sistema produttivo più resiliente e sostenibile. La ricerca, l’innovazione e l’economia circolare saranno quindi gli elementi chiave per affrontare le sfide legate alla gestione delle terre rare nei prossimi anni.

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