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"Net Zero Roadmap", le rinnovabili guidano la mappa dell'AIE verso le emissioni zero: ecco come

15 ottobre 2023

Gli impatti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti come hanno dimostrato le temperature raggiunte a luglio 2023, il mese più caldo mai registrato.

 

In questo contesto diventa ancora più urgente la necessità di trasformare il sistema energetico globale in linea con l'obiettivo di limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Su questa scia si inserisce la IEA (l’Agenzia internazionale per l’Energia) che nel maggio 2021 ha pubblicato il rapporto “Net Zero Emissions by 2050: A Roadmap for the Global Energy Sector”.

 

Il lavoro del 2021 presentava una corsa a tappe verso la neutralità climatica, obiettivo da raggiungere entro il 2050 passando per una lista di 400 azioni concrete tra cui lo stop alle vendite delle auto a diesel e benzina entro il 2035.

 

Alla luce del contesto attuale e a due anni dalla prima pubblicazione, l’Agenzia ha aggiornato il rapporto delineando ulteriormente il percorso globale che può accelerare il raggiungimento dell'obiettivo fissato dall'Accordo di Parigi.  Ecco cosa prevede.

Quali sono i settori su cui agire secondo la IEA

Come indicato dal rapporto, le emissioni di anidride carbonica del settore energetico negli ultimi due anni hanno registrato notevoli progressi nello sviluppo e nella diffusione di alcune tecnologie energetiche pulite. Questa è la strada su cui continuare: secondo IEA, infatti, c’è ancora un margine per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C nel 2050 e ciò è possibile grazie alla crescita delle rinnovabili, all’elettrificazione di prodotti e servizi prima alimentati a combustibili fossili (come l’auto elettrica per i trasporti o le pompe di calore per il riscaldamento), all’efficientamento energetico dei dispositivi e al taglio delle emissioni di metano

 

Nello specifico il report propone una lista di azioni concrete, organizzata in 15 settori tecnologici che includono la produzione di energia elettrica da fonti a basse emissioni, il trasporto su strada (ma anche via mare e aereo), il riscaldamento e il raffrescamento, l’efficienza energetica, l’idrogeno, le bioenergie, la cattura e lo stoccaggio della CO2, la produzione di cemento e acciaio, l’accesso all’energia e il residuo utilizzo dei combustibili fossili.

 

Intervenire in questi settori, afferma l’IEA, potrebbe tagliare dell’80% le emissioni che occorre ridurre entro il 2030. Conseguentemente entro fine decennio la domanda di combustibili fossili risulterebbe contratta del 25%, anche grazie allo stop immediato a nuove centrali a carbone.

 

fotovoltaico

Le rinnovabili guidano il percorso verso il taglio delle emissioni

Le previsioni indicate nel rapporto mostrano che entro il 2030 il consumo di combustibili fossili dovrebbe iniziare a calare, soprattutto alla crescita delle installazioni di fonti rinnovabili legate fotovoltaico.

 

Triplicare la capacità di energia rinnovabile installata, portandola a 11.000 GW al 2030, contribuirebbe alla maggior parte della riduzione delle emissioni. Le economie avanzate assieme alla Cina produrrebbero l’85% di questa crescita, a cui va accompagnata un’accelerazione nel rilascio dei permessi, un ammodernamento della rete elettrica e una pianificazione della catena di fornitura.

 

Particolare attenzione andrà riposta sulla filiera dei minerali critici poiché i progetti estrattivi di litio e nichel al momento non sono sufficienti a soddisfare la domanda che, secondo lo scenario Net Zero Roadmap, esploderà nel 2030. Il problema si affronta con nuove tecniche di estrazione, con il riciclo dei materiali già estratti e con un’attenta pianificazione della catena di fornitura che - come già evidenziato dallo studio Iren-Ambrosetti “Materie prime critiche e produzioni industriali italiane. Le opportunità derivanti dall’economia circolare” -  ha una distribuzione geografica concentrata in poche aree. Le tensioni geopolitiche aumentano il rischio di interruzione dell'approvvigionamento di minerali critici. Per questo motivo, indica la IEA, la stabilità e la cooperazione sono fattori importanti per la transizione energetica al pari delle tecnologie che servono ad alimentarla.

A tal proposito, nel Piano industriale Iren al 2030 – che mette in campo circa 10,5 miliardi di investimenti, l’80% dei quali dedicati alla crescita sostenibile -  è previsto un ulteriore sviluppo impiantistico, fra cui la realizzazione del primo impianto italiano dedicato esclusivamente al recupero dei materiali preziosi e materie prime critiche, la cui costruzione partirà entro il 2023 in Valdarno. Progetti concreti per accelerare la transizione energetica, a partire dal territorio che si presidia.

 

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