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Cambiamento climatico, verso il superamento della soglia di 1,5°C: cosa significa per il nostro futuro e cosa possiamo fare

26 giugno 2025
  • Secondo il rapporto WMO, entro il 2029 c’è un’alta probabilità che la temperatura media globale superi temporaneamente la soglia di +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, con impatti sempre più gravi su salute, agricoltura, biodiversità e sicurezza climatica.
 
  • Superare questa soglia, anche se momentaneamente, significa avvicinarsi a un punto critico che accelera eventi climatici estremi e danneggia in modo duraturo ecosistemi e società, in particolare in aree vulnerabili come l’Artico e il Mediterraneo.
 
  • La transizione verso energie rinnovabili e tecnologie pulite è fondamentale per contenere il riscaldamento: l’UE deve triplicare la capacità rinnovabile entro il 2030 e garantire una transizione giusta che coinvolga imprese, cittadini e istituzioni.
 
  • Ogni azione conta: comportamenti sostenibili, pressione politica, innovazione aziendale, educazione ambientale (come nel caso di Eduiren e ESG Challenge di Iren) sono strumenti essenziali per reagire alla crisi climatica in modo concreto e sistemico.

Il cambiamento climatico sta accelerando e gli ultimi dati lo confermano. Secondo il nuovo rapporto pubblicato dalla World Meteorological Organization (WMO), tra il 2025 e il 2029 esiste un’86% di probabilità che la temperatura media globale annuale superi temporaneamente la soglia critica di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Non solo: c’è anche un 70% di probabilità che la media delle temperature nei prossimi cinque anni superi stabilmente tale soglia. Questo è un dato significativo e allo stesso tempo un segnale preoccupante che indica come il pianeta si stia avvicinando a passi rapidi al limite concordato nell’Accordo di Parigi del 2015, sottoscritto da 195 Paesi con l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C e possibilmente entro 1,5°C. Il superamento di questi limiti è un campanello d'allarme sulla necessità di accelerare le azioni di mitigazione.

 

Ma cosa significa, concretamente, superare questo limite anche solo temporaneamente? E cosa possiamo fare – come individui, comunità, aziende e governi – per rallentare la corsa verso un riscaldamento fuori controllo?

Temperatura media globale oltre i 1,5°C, quali sono i rischi

Il superamento temporaneo della soglia di 1,5°C non significa ancora il fallimento dell’Accordo di Parigi, che si basa su medie di lungo periodo. Tuttavia, rappresenta un chiaro campanello d’allarme. Il superamento, anche se momentaneo, può causare danni già visibili e duraturi:

 

  • accelerazione degli eventi meteorologici estremi: ondate di calore più intense e frequenti, alluvioni improvvise, uragani più potenti, incendi boschivi fuori stagione. Questi eventi sono già in aumento e colpiscono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione globale;
  • impatto sulla salute umana: aumento di malattie respiratorie, stress da calore e difficoltà per le popolazioni più vulnerabili;
  • danni all’agricoltura e ridotto accesso alle risorse idriche: stagioni agricole alterate e siccità prolungate, molte aree del pianeta rischiano di vedere compromessa la propria sicurezza alimentare. Le regioni del Mediterraneo, tra cui l’Italia, sono particolarmente esposte;
  • minacce alla biodiversità: molti ecosistemi – dalle barriere coralline alle foreste boreali – sono sensibili anche a piccoli aumenti di temperatura e specie animali e vegetali faticano ad adattarsi a cambiamenti così rapidi.

 

Anche in Italia, le conseguenze sono già evidenti: l’innalzamento delle temperature ha favorito incendi, siccità prolungate e l’arrivo di nuove specie invasive, alterando ecosistemi e filiere agricole.

 

Il rapporto del WMO sottolinea anche i crescenti rischi degli impatti negativi su economia e società, oltre che sull'intero pianeta.

 

Le temperature annuali iniziano a superare soglia critica, segnalando una dinamica pericolosa: stiamo entrando in una fase in cui il cambiamento climatico non sarà più graduale, ma sempre più caotico e difficile da gestire. Secondo il WMO sarà particolarmente a rischio l'Artico, che già sperimenta un riscaldamento molto più rapido rispetto al resto del pianeta: si prevede che nei prossimi 5 inverni, da novembre a marzo, il riscaldamento sarà oltre 3,5 volte più elevato di quello medio globale, raggiungendo i 2,4 gradi in più rispetto al periodo 1991-2020. 

 

Il WMO aggiunge anche una stima sulle precipitazioni: i periodi da maggio a settembre saranno più umidi nell'Europa del Nord, nella fascia del Sahel in Africa centro-settentrionale, in Alaska e nella Siberia settentrionale, mentre l'Amazzonia dovrà fare i conti con stagioni più secche.

Il ruolo centrale delle energie rinnovabili

Una delle leve più importanti per contenere il riscaldamento globale è l’abbandono dei combustibili fossili e la transizione verso un sistema energetico pulito e sostenibile. Le energie rinnovabili sono oggi sempre più accessibili e competitive. Investire in energie rinnovabili – come solare, eolico e idroelettrico – significa non solo ridurre le emissioni, ma anche generare nuove opportunità economiche e occupazionali.

 

Secondo l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), si registra un ingente aumento della capacità di energia rinnovabile nel 2024, che ha toccato i 4.448 gigawatt (GW). L’aggiunta di 585 GW lo scorso anno rappresenta una quota del 92,5% dell’espansione totale della capacità e un tasso record di crescita annuale (15,1%). Tuttavia, è necessario fare di più per raggiungere l’obiettivo di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e rispettare l’Accordo di Parigi.

 

Secondo gli esperti, la decarbonizzazione dei settori industriali e dei trasporti, insieme all’efficientamento energetico degli edifici, è cruciale per rispettare gli obiettivi climatici. L’innovazione tecnologica esiste già: ciò che serve ora è volontà politica e investimenti strutturali, che rendano la transizione accessibile e giusta per tutti.

 

Inoltre, la transizione deve essere giusta: significa garantire che nessuna comunità o lavoratore venga lasciato indietro. Servono politiche di formazione, riconversione industriale e protezione sociale, perché la lotta al cambiamento climatico sia vissuta come un’opportunità collettiva.

Cosa possiamo fare: l’impegno di tutti conta

Di fronte a scenari tanto complessi, il rischio è sentirsi impotenti. Ma la somma delle azioni individuali, collettive e politiche può ancora fare la differenza. Alcune azioni individuali e collettive includono:

 

  • Rendere più sostenibile i propri consumi:  ridurre gli sprechi alimentari, preferire prodotti locali e di stagione, diminuire il consumo di carne e derivati animali (responsabili di alte emissioni di gas serra), limitare l’uso di plastica monouso, optare per beni durevoli e riparabili.
  • Muoversi in modo più responsabile: usare il trasporto pubblico, la bicicletta o il car sharing; preferire il treno all’aereo, soprattutto per le tratte brevi; valutare con attenzione l’impatto dei propri spostamenti.
  • Risparmiare energia e scegliere fonti rinnovabili: isolare meglio le abitazioni, usufruendo ad esempio delle soluzioni personalizzate offerte da Iren smart Solutions e ridurre i consumi inutili (spegnere gli elettrodomestici in stand-by, usare lampadine LED, ottimizzare il riscaldamento).
  • Informarsi e informare: la consapevolezza è il primo passo per agire. Seguire fonti affidabili e condividere contenuti informativi contribuisce a creare una cultura diffusa del clima.
  • Partecipare e fare pressione politica: chiedere ai governi locali e nazionali di adottare piani climatici ambiziosi, investire in infrastrutture sostenibili, rispettare gli impegni internazionali, coltivare una visione strategica e sinergica sulle nuove risorse come fa l’Osservatorio RigeneRARE sulle materie prime critiche.
  • Trasformazione dell’impresa e della finanza: le aziende hanno un ruolo cruciale, ma devono essere spinte a rendicontare le loro emissioni, ridurle e investire in innovazione sostenibile. A riguardo, come testimonia il Piano industriale 2030, il Gruppo Iren sta investendo 8,2 miliardi di euro per accelerare la transizione ecologica e la crescita sostenibile.
  • Educazione e formazione: è urgente inserire la crisi climatica nei percorsi scolastici attivando modalità inedite e creative di divulgazione (Eduiren con le sue attività – dai laboratori nelle scuole agli eventi sul territorio -  rappresenta un esempio virtuoso a riguardo), costruire competenze green nel mondo del lavoro e favorire la formazione dei giovani talenti che approfondiscono i temi della sostenibilità premiando le loro competenze come accade con il Premio Esg Challenge lanciato da Iren.
Quattro mani sollevano simboli legati all’ambiente su sfondo verde acqua: una lampadina verde, una piantina, un’icona di riciclo e il pianeta Terra. Parole come “eco” e “CO₂” completano la composizione in stile collage.

Il superamento temporaneo della soglia di 1,5°C non è un punto di non ritorno, ma una soglia di pericolo che ci impone di agire con urgenza. Il riscaldamento globale non è un problema del futuro: è già qui, e colpisce ogni angolo del pianeta in modo diseguale e spesso ingiusto.

 

L’azione climatica deve quindi essere immediata, sistemica e ambiziosa. Non basta più “mitigare”, è necessario trasformare profondamente i nostri modelli economici, produttivi e sociali. Ogni frazione di grado conta. Ogni azione conta. Ogni ritardo ha un costo. Ma ogni scelta può ancora contribuire a scrivere una storia diversa.

 

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