Il superamento temporaneo della soglia di 1,5°C non significa ancora il fallimento dell’Accordo di Parigi, che si basa su medie di lungo periodo. Tuttavia, rappresenta un chiaro campanello d’allarme. Il superamento, anche se momentaneo, può causare danni già visibili e duraturi:
- accelerazione degli eventi meteorologici estremi: ondate di calore più intense e frequenti, alluvioni improvvise, uragani più potenti, incendi boschivi fuori stagione. Questi eventi sono già in aumento e colpiscono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione globale;
- impatto sulla salute umana: aumento di malattie respiratorie, stress da calore e difficoltà per le popolazioni più vulnerabili;
- danni all’agricoltura e ridotto accesso alle risorse idriche: stagioni agricole alterate e siccità prolungate, molte aree del pianeta rischiano di vedere compromessa la propria sicurezza alimentare. Le regioni del Mediterraneo, tra cui l’Italia, sono particolarmente esposte;
- minacce alla biodiversità: molti ecosistemi – dalle barriere coralline alle foreste boreali – sono sensibili anche a piccoli aumenti di temperatura e specie animali e vegetali faticano ad adattarsi a cambiamenti così rapidi.
Anche in Italia, le conseguenze sono già evidenti: l’innalzamento delle temperature ha favorito incendi, siccità prolungate e l’arrivo di nuove specie invasive, alterando ecosistemi e filiere agricole.
Il rapporto del WMO sottolinea anche i crescenti rischi degli impatti negativi su economia e società, oltre che sull'intero pianeta.
Le temperature annuali iniziano a superare soglia critica, segnalando una dinamica pericolosa: stiamo entrando in una fase in cui il cambiamento climatico non sarà più graduale, ma sempre più caotico e difficile da gestire. Secondo il WMO sarà particolarmente a rischio l'Artico, che già sperimenta un riscaldamento molto più rapido rispetto al resto del pianeta: si prevede che nei prossimi 5 inverni, da novembre a marzo, il riscaldamento sarà oltre 3,5 volte più elevato di quello medio globale, raggiungendo i 2,4 gradi in più rispetto al periodo 1991-2020.
Il WMO aggiunge anche una stima sulle precipitazioni: i periodi da maggio a settembre saranno più umidi nell'Europa del Nord, nella fascia del Sahel in Africa centro-settentrionale, in Alaska e nella Siberia settentrionale, mentre l'Amazzonia dovrà fare i conti con stagioni più secche.