Energia

Resilienza delle reti: come funzionano e si differenziano in Italia e perché è necessario investire

23 settembre 2025
  • La resilienza delle reti elettriche è la capacità di resistere a eventi estremi e di garantire continuità e adattabilità del servizio anche in condizioni critiche, grazie a tecnologie intelligenti, sistemi di accumulo e digitalizzazione.

  • In Italia, la complessità geografica, i rischi naturali e l’asimmetria tra produzione rinnovabile (sud) e consumo (nord) rendono necessarie reti più flessibili, intelligenti e bilanciate: la rete nazionale è già tra le più avanzate in Europa.

  • Il Gruppo Iren investe 800 milioni di € entro il 2030 per rafforzare la stabilità delle reti elettriche, con progetti come la realizzazione di nuove cabine primarie, la digitalizzazione della rete di Torino e interventi finanziati dal PNRR, puntando a infrastrutture sicure, sostenibili e accessibili.

La resilienza delle reti elettriche è diventata una delle sfide cruciali della transizione energetica. Significa, in pratica, la capacità di resistere e adattarsi a eventi imprevisti – come picchi di consumo, eventi climatici estremi - senza compromettere la continuità del servizio. Una rete resiliente è quella che non solo reagisce rapidamente a un guasto, ma è in grado di prevenirlo grazie a tecnologie di monitoraggio, digitalizzazione e gestione intelligente dei flussi.

Ecco cosa significa “resilienza delle reti elettriche”

Quando si parla di resilienza delle reti elettriche si intende nello specifico la capacità del sistema che porta l’energia dalle centrali e dagli impianti rinnovabili fino alle case, alle imprese e alle infrastrutture, di resistere agli imprevisti e di adattarsi. Non si tratta soltanto di “non andare mai in blackout”, ma piuttosto di riuscire a prevenire i guasti quando possibile, di ridurre al minimo l’impatto quando un problema si verifica, e di ripristinare il servizio nel minor tempo e con il minor disagio possibile.

 

È un concetto diverso da quello di affidabilità. L’affidabilità misura se la rete funziona bene nelle condizioni normali, mentre la resilienza entra in gioco quando accade qualcosa di eccezionale: una tempesta che abbatte i tralicci, un’ondata di calore che fa esplodere la domanda di energia per i condizionatori, un cyber-attacco che mette fuori uso i sistemi di controllo o un improvviso calo di produzione delle rinnovabili per mancanza di vento o sole. In queste situazioni, una rete resiliente non collassa ma trova il modo di mantenere almeno i servizi essenziali e di riprendersi velocemente.

 

Per ottenere questo risultato non basta rinforzare i cavi o installare trasformatori più potenti. La resilienza si costruisce con un insieme di strategie: reti più intelligenti e digitalizzate, in grado di isolare automaticamente la parte danneggiata e continuare a funzionare altrove; sistemi di accumulo che garantiscono energia anche quando il resto della rete è in difficoltà; sensori e software che monitorano in tempo reale lo stato della rete e permettono interventi predittivi; e ancora, regole di mercato e di gestione che incentivano la flessibilità, cioè la possibilità di spostare i consumi o attivare riserve quando serve.

 

In sostanza, la resilienza delle reti è la capacità di “fare fronte al peggio” senza fermarsi, di adattarsi rapidamente a contesti sempre più complessi e di imparare dagli eventi per rafforzarsi. Oggi è un tema cruciale perché la transizione energetica porta con sé più fonti rinnovabili, che sono variabili e distribuite sul territorio. Questo rende il sistema più sostenibile, ma anche più esposto a squilibri improvvisi. Per questo gli investimenti in reti resilienti sono considerati una condizione necessaria per la sicurezza energetica dei prossimi decenni.

Interfaccia futuristica olografica con dati elettrici in tempo reale, simbolo della digitalizzazione dell’energia e dell’intelligenza artificiale nel monitoraggio delle reti.

Alcuni esempi dal mondo

Il concetto di resilienza delle reti elettriche non è confinato a un solo Paese: è ormai diffuso e discusso a livello globale, anche se con declinazioni diverse a seconda delle condizioni geografiche, climatiche e industriali.

 

Negli Stati Uniti, per esempio, la resilienza è diventata una parola chiave dopo il blackout del 2003 e, più recentemente, dopo eventi climatici estremi come uragani e tempeste di gelo. Qui l’attenzione è rivolta sia al rafforzamento fisico delle infrastrutture, sia all’introduzione di soluzioni innovative come le microgrid e i sistemi di accumulo, capaci di mantenere in funzione i servizi essenziali anche quando la rete principale cede.

La resilienza energetica è anche tra le priorità dell’Ue e diversi Paesi si muovono in questa direzione. La Germania e i Paesi Bassi puntano soprattutto sulla digitalizzazione e sul controllo in tempo reale, indispensabili per gestire la grande quantità di rinnovabili già presenti. La Spagna, invece, deve far fronte all’elevata variabilità di solare ed eolico, mentre l’Italia si scontra con problemi relativi alla trasmissione, per i quali l’ARERA ha stabilito il “Fondo per eventi eccezionali, resilienza e altri progetti speciali” nel quadro della regolazione della continuità del servizio di distribuzione (566/2019/R/eel art. 77).

 

Anche in altri continenti il tema è centrale. In Australia, dopo i blackout del 2016 dovuti a tempeste violente, si è deciso di puntare su grandi sistemi di accumulo proprio per rafforzare la rete. In Asia, il Giappone ha imparato duramente l’importanza della resilienza dopo il terremoto e lo tsunami del 2011: oggi le microgrid e i sistemi di backup locali sono considerati fondamentali per proteggere comunità e infrastrutture critiche. Anche la Cina e la Corea del Sud stanno investendo molto in reti digitali e accumuli per integrare quantità crescenti di energia rinnovabile.

 

In America Latina, Paesi come il Cile e il Brasile associano la resilienza alla capacità di affrontare siccità prolungate che mettono in crisi l’idroelettrico, ma anche a tempeste e interruzioni improvvise.

 

Il concetto di resilienza ha assunto ormai una portata universale: è considerata una condizione necessaria per accompagnare la transizione energetica e garantire che il sistema elettrico rimanga sicuro e affidabile di fronte a sfide sempre più imprevedibili.

Italia e Spagna: due modelli a confronto

Il nostro Paese presenta caratteristiche particolari che lo differenziano da altri contesti europei. La geografia allungata della penisola fa sì che l’energia prodotta debba spesso percorrere grandi distanze dal luogo di generazione a quello di consumo: basti pensare che gran parte della produzione rinnovabile si concentra al sud, mentre la domanda è più alta al nord, dove si trovano i poli industriali e le aree urbane più popolose. Questo rende necessario un continuo bilanciamento tra aree di generazione e aree di consumo, con un rischio più elevato di congestioni e di instabilità.

 

Inoltre, l’Italia è un Paese particolarmente esposto a rischi naturali: dalle alluvioni che possono colpire le pianure del nord, alle ondate di calore e siccità che stressano la produzione elettrica estiva, fino ai terremoti che mettono in pericolo infrastrutture e impianti. A queste condizioni si aggiunge la sfida dell’integrazione crescente delle rinnovabili, che sono per loro natura intermittenti e distribuite sul territorio.

 

Per questo motivo, parlare di resilienza in Italia significa soprattutto lavorare su reti più intelligenti e flessibili, capaci di gestire flussi complessi e di reagire rapidamente alle emergenze. La digitalizzazione e i sistemi di accumulo sono strumenti chiave per rafforzare il sistema. L’Italia emerge come modello di riferimento: la rete italiana gestita da Terna consente uno scambio energetico dinamico e un bilanciamento più efficace.

 

In Spagna, la situazione è differente: la rete beneficia di una maggiore interconnessione con i Paesi limitrofi e di un’elevata incidenza di produzione da fonti rinnovabili. Questa configurazione riduce la dipendenza da singoli nodi di generazione, ma aumenta l’esposizione a fluttuazioni dovute alla variabilità eolica e solare.

 

Il blackout del 28 aprile 2025 in Spagna ha messo in discussione la sicurezza di un sistema elettrico fortemente sbilanciato verso le rinnovabili intermittenti, senza adeguati meccanismi di riserva e con scarsa flessibilità nella produzione programmabile.

Silhouette di ingegneri e tecnici al tramonto che osservano antenne e strutture per le telecomunicazioni, simbolo dell’innovazione infrastrutturale e del lavoro di squadra.

La strategia del Gruppo Iren

Investire sulla resilienza delle reti significa investire sul futuro energetico. In Italia, dove la domanda elettrica cresce e le rinnovabili assumono un ruolo centrale, servono infrastrutture più intelligenti, capaci di gestire una produzione diffusa e intermittente. Tecnologie come i sistemi di accumulo, la sensoristica avanzata e le smart grid sono già al centro dei piani di sviluppo delle multiutility.

Il Gruppo Iren, tra i principali player energetici italiani, ha fatto della resilienza un pilastro della sua strategia. Nei suoi progetti rientrano iniziative come la digitalizzazione della rete di Torino ed il rinnovo e potenziamento della rete di media tensione, primo intervento finanziato con fondi PNRR, e programmi di innovazione per rendere più sicure e sostenibili le infrastrutture.

Il piano industriale 2024-2030 prevede investimenti complessivi pari a 8,2 miliardi di Euro entro il 2030, di cui 800 milioni dedicati alle reti elettriche, a conferma della centralità del tema.

 

Secondo quanto previsto dall’Action Plan, alla distribuzione elettrica sono destinati il 29% degli investimenti delle reti, per consentire l’evoluzione delle infrastrutture adeguandole a sostenere una maggiore resilienza rispetto ai cambiamenti climatici e maggiori potenze data l’elettrificazione dei consumi, perseguendo in modo continuativo un’efficienza operativa, necessaria per fornire il miglior servizio a livelli accessibili ai cittadini.

 

In un contesto di transizione ecologica e crescente dipendenza dalle rinnovabili, rafforzare la resilienza delle reti non è solo un obiettivo tecnico, ma una condizione necessaria per garantire sicurezza energetica, sostenibilità e competitività.

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