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Blue Book 2024, quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico

26 aprile 2024

A causa degli effetti della crisi climatica sulle precipitazioni il volume di acqua disponibile nel 2022 in Italia è di 67 km³ ovvero il 52% in meno rispetto alla media del periodo 1951-2022. Questo è il dato significativo che emerge dal Blue Book 2024, monografia completa dei dati del Servizio idrico integrato, a cura della Fondazione Utilitatis con la collaborazione di Istat, Enea, Anbi e le sette Autorità di Bacino dei Distretti Idrografici.

 

Con questa quattordicesima edizione si vuole ancora una volta veicolare un messaggio chiave, ulteriormente valorizzato ogni 22 marzo con la Giornata mondiale dell’acqua: la risorsa idrica non è infinita, non possiamo permetterci di sprecarla e i cambiamenti climatici potrebbero peggiorare la situazione. Nel mondo, infatti, solo l’1% dell’acqua dolce è potabile e 2 miliardi di persone non vi hanno accesso.

 

Il Blue Book 2024, partendo dai dati di uno dei periodi più colpiti dalla siccità nella storia climatologica del nostro Paese (2022-2023), chiarisce la situazione del comparto idrico, analizza la governance, la regolazione e gli investimenti, con un occhio di riguardo alle azioni e alle sfide che coinvolgono la filiera estesa.

acqua

I messaggi chiave del Blue Book 2024

Il Blue Book si struttura in dieci messaggi chiave. Il primo messaggio riguarda l’impatto dei cambiamenti climatici sulla risorsa idrica, fortemente limitata a causa della siccità in aumento negli ultimi anni.

 

In Italia, evidenzia il report, ci sono circa 37.400 fonti presenti sul territorio nazionale, con un prelievo annuo di oltre 9 miliardi di metri cubi di acqua. Il tipo di fonte più diffusa sul territorio sono i pozzi (43% dei comuni italiani), ma è cruciale incentivare anche forme non convenzionali di approvvigionamento come per esempio le acque reflue urbane. Una risorsa preziosa che, ad esempio, Iren recupera in modo virtuoso nel depuratore di Mancasale affinandole e destinandole all’uso agricolo.

A partire da questi archetipi è possibile fare formulare delle raccomandazioni per consentire ai Paesi di migliorare il loro overshoot day e mitigare l’inquinamento da plastica. 

 

Queste strategie includono la riduzione del consumo e dell’utilizzo della plastica, la promozione di modelli di economia circolare come iniziative di riparazione e riutilizzo, l’attuazione di solide politiche di gestione dei rifiuti come le responsabilità estese del produttore (EPR), il miglioramento delle infrastrutture locali di gestione dei rifiuti e la cessazione dell’importazione di rifiuti di plastica da altri Paesi. Secondo Earth Action, adottando misure pertinenti, i Paesi possono compiere progressi significativi nella lotta all’inquinamento da plastica.

 

Per contenere la produzione di plastica, un ruolo cruciale lo hanno i governi che dovrebbero stanziare risorse da investire nelle infrastrutture per la gestione dei rifiuti. Anche le imprese hanno una responsabilità significativa nell’affrontare la crisi della plastica, per questo una collaborazione tra queste parti non è solo auspicabile, ma necessaria. A contrastare l’inquinamento da plastica un ruolo fondamentale è svolto dal trattato globale per la plastica. Da oltre un anno l’ONU sta lavorando alla stesura del cosiddetto Plastic Treaty a cui a marzo 2022 hanno aderito 175 Paesi. I negoziati andranno avanti almeno fino al 2024 in attesa di avere regole valide a livello globale per la gestione della plastica e la protezione degli ecosistemi.

Allo stesso modo sarà fondamentale superare la frammentazione nella gestione del servizio integrato. In questo il divario tra nord e sud in Italia è notevole: per l’83% dei comuni il servizio è gestito da un unico soggetto, ma 7,6 milioni di abitanti - in 1.465 amministrazioni per lo più del Sud - vivono ancora sotto la gestione frammentata dei comuni. Nei prossimi 5 anni, però, con le scadenze per le concessioni del servizio per circa 14 milioni di abitanti le cose potrebbero cambiare in positivo.

 

Un altro messaggio diffuso dal report riguarda la crescita degli investimenti dei gestori industriali: 64 euro per abitante nel 2022 e 70 euro per abitante nel 2023, un dato sempre più vicino alla media europea. Il settore in cui è più urgente investire risulta essere proprio quello della depurazione delle acque reflue. Il contributo potenziale offerto dal riutilizzo idrico in Italia, infatti, si colloca tra il 38% ed il 53% del fabbisogno irriguo nazionale.

 

Un altro dato importante riguarda la verifica dei criteri tecnici di efficienza energetica per la costruzione di nuovi impianti, che secondo gli esperti del Blue Book, sarebbe auspicabile revisionare. Infatti, rispettivamente, il 70% e l’80% dei gestori hanno riscontrato criticità ad adeguarsi ai criteri della Tassonomia Europea.

Infine, il rapporto evidenzia l’importanza del piano pluriennale dei Consorzi di Bonifica dedicato alla manutenzione del reticolo idrografico al fine di aumentare la riserva idrica e puntare al risparmio e all’efficienza di utilizzo dell’acqua: un Piano strategico che, come sottolinea il rapporto, necessita di adeguati investimenti strategici.

Ciclo idrogeologico, i dati positivi 

Alcuni dei messaggi principali del Blue Book 2024 sono buone notizie: una di esse riguarda la governance sulle risorse idriche. Infatti, la situazione nazionale viene descritta come “in netto miglioramento”: un quadro dimostrato dal fatto che circa il 95% della popolazione in Italia risiede in bacini dove l’affidamento è avvenuto in maniera conforme alla legge, con pochi rari casi di criticità in Campania e Sicilia.

 

In più, l’Autorità di regolazione ha introdotto un pacchetto di novità per il sistema idrico, destinate a dispiegare i loro effetti nell’arco dei prossimi sei anni per un graduale e costante miglioramento del servizio. Tra queste novità è forte la copertura dei costi energetici e l’attenzione ai cambiamenti climatici.

 

Un ultimo dato positivo di questa edizione del Libro riguarda il Piano di ripresa e resilienza (PNRR). Infatti, il Blue Book 2024 specifica che negli ultimi anni il valore degli investimenti sulla risorsa idrica è aumentato fino a circa 4 miliardi di euro l’anno e il PNRR sta dando un impulso significativo con risorse aggiuntive (circa 0,7 miliardi di euro l’anno) che si esauriranno nel 2026.

 

Nonostante ciò, il fabbisogno di settore è stimato in almeno 6 miliardi di euro l’anno: ciò significa che serviranno risorse aggiuntive e tutti gli attori della filiera sono chiamati a collaborare in sinergia.  


"Iren sta investendo quasi 3 miliardi di euro nel suo piano strategico per affrontare il tema acqua", ha sottolineato il presidente Iren Luca Dal Fabbro a margine della presentazione del Blue Book, aggiungendo che "la seconda cosa è non disperderla: noi disperdiamo il 90% delle gocce d'acqua che cascano sul territorio e quindi occorre raccoglierla in invasi. C'è da fare un grosso progetto di invasi nazionale su cui noi siamo grandi sostenitori come Iren".

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