Acqua

Emergenza siccità: da dove nasce e quali sono le sue conseguenze?

22 luglio 2022

 

 

Temperature elevate, inquinamento, cambiamenti climatici e scarse precipitazioni hanno provocato una delle più gravi situazioni di siccità in Italia degli ultimi anni.

 

A essere state colpite duramente ben cinque regioni: Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte per le quali la Protezione Civile ha dichiarato lo stato di emergenza.

 

Il fiume Po, il più importante d'Italia, è in secca toccando uno dei livelli più bassi degli ultimi 70 anni: meno 3,7 metri rispetto al suo livello idrometrico, cioè il suo livello standard in condizioni ottimali. Ma quali sono le cause che hanno portato all’emergenza e come è possibile fronteggiarla?

 

 

Quali sono le cause della crisi idrica 

Da improvvise bombe d’acqua a periodi di prolungata siccità: negli ultimi anni il susseguirsi di eventi climatici estremi si è fatto sempre più frequente e dannoso.

 

Le cause sono diverse: prima tra tutte il riscaldamento globale che, con temperature al di sopra della media stagionale, altera gli equilibri del pianeta. Ad aggravare la situazione, la scarsità di piogge in tutta Italia e la scomparsa della neve sulle Alpi.

 

Inoltre, sebbene l’Italia sia un paese ricco di corsi d’acqua, la gestione delle risorse idriche in ambito agricolo e industriale risulta essere poco oculata ed efficace. La scarsa manutenzione delle reti idriche, infatti, provoca la dispersione d’acqua nelle reti di distribuzione: secondo i dati pubblicati del Blue Book 2022 redatto da Fondazione Utilitatis la dispersione media italiana è del 40%, con il Sud e le isole, che registrano una media addirittura del 50%. A ciò si aggiungono i danni dovuti a sistemi di depurazione non sempre efficienti: tutte le sostanze inquinanti usate dall’agricoltura (fertilizzanti e antiparassitari a base di azoto, fosforo, nitrati), dalle industrie (metalli pesanti, arsenico o diossina) e dai centri urbani finiscono nei fiumi danneggiando la risorsa idrica e contribuendo ad inasprire ulteriormente l’emergenza in corso.

 

diga Iren illuminata di notte

Fronteggiare l’emergenza siccità, tutelando l’agricoltura: l’impegno di Iren

A causa della grave siccità registrata in Italia nelle ultime settimane - come dichiarato da Coldiretti - il 20% delle produzioni agricole è andato perso.

Per far fronte all’allarme lanciato dagli agricoltori, Iren in accordo con Coldiretti e Regione Piemonte ha deciso di garantire i rilasci di acqua costanti dal bacino di Ceresole (sei metri cubi al secondo) per garantire le necessarie irrigazioni dei campi agricoli più a valle un’iniziativa virtuosa che permette a circa 5.500 coltivatori di coprire 8.500 ettari di terreno nel Canavese. 

Ma non solo: insieme a Coldiretti e Regione Piemonte, Iren ha avviato un tavolo permanente di monitoraggio per garantire l’apporto necessario al canale irriguo Caluso in caso del perdurare delle condizioni di siccità. La captazione ottimale del canale alla presa di Spineto sull’Orco è di 10,5 metri cubi. Con questo rilascio dalla diga di Ceresole, che si somma all’apporto della rete di corsi d’acqua delle valli Orco e Soana, la captazione arriva a nove metri cubi al secondo, sufficiente per garantire un’irrigazione d’emergenza a tutte le aziende agricole consorziate al canale Caluso.

 

impianto Iren Mancasale

Gestione integrata della risorsa idrica: gli investimenti di Iren

La tutela della risorsa idrica, insieme al recupero e al riutilizzo delle acque reflue in agricoltura, è un obiettivo che il Gruppo Iren persegue da sempre. Ne è un esempio l’impianto pilota di Mancasale: dopo sei anni di sperimentazione è  utilizzato a pieno regime come primo impianto di riuso delle acque in Emilia Romagna. L’impianto intercetta le acque di scarico del depuratore e le affina a scopo irriguo, a beneficio dell'ambiente e delle aziende agricole limitrofe: una risposta concreta all’emergenza in corso.

 

Ogni anno l’impianto consente infatti di distribuire circa 6 miliardi di litri d’acqua evitando o riducendo significativamente il prelievo dal fiume Po durante la stagione estiva: così facendo, diventa una vera e propria sorgente per l’agricoltura.

 

Oltre ai progetti già realizzati, Iren guarda al domani con lo stesso impegno. Lo ha sottolineato il presidente di Iren Luca Dal Fabbro nel corso del seminario Il problema dell’acqua: siccità, emergenza, programmazione (e PNRR) organizzato da Fondazione Astrid: 

Il piano d’investimenti di Iren al 2030 prevede oltre 2,4 miliardi di investimenti destinati al servizio idrico integrato, per il potenziamento e l’incremento della resilienza della rete, lo sviluppo degli impianti di depurazione, la crescita inorganica tramite il consolidamento delle partecipazioni di minoranza e la partecipazione a gare idriche in ATO sinergici. 

 

Luca Dal Fabbro, Presidente del Gruppo Iren

In parallelo, specifica Dal Fabbro, Iren sta realizzando importanti investimenti nella cosiddetta “distrettualizzazione” delle reti per “modellare idraulicamente la rete, suddividerla in porzioni cioè distretti, installando su ciascuno strumenti di misura e sensori avanzati per acquisirne portate e pressioni, elaborare i dati tramite algoritmi di calcolo affinati nel tempo, individuare i distretti in dispersione”.

 

L’obiettivo è quello di passare dal 33% al 20% di perdite nette di rete al 2030 una priorità per consolidare la gestione integrata della risorsa idrica e, precisa il Presidente Dal Fabbro, “costruire una filiera dell’acqua efficiente e sostenibile, indispensabile per il futuro di ogni territorio”.

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