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“Le parole che vorrei”, Iren al Salone del Libro immagina e dà voce al futuro sostenibile

20 maggio 2025
  • Con “Le parole che vorrei”, Iren trasforma lo stand del Salone del Libro in uno spazio di relazione e scrittura condivisa, dove il futuro sostenibile si racconta attraverso le parole.

  • In collaborazione con Will e Chora Media, Iren ha proposto quattro sessioni formative gratuite sul podcasting, tra scrittura creativa, sound design e strategie di diffusione.

  • L’iniziativa esprime pienamente i valori del Gruppo: ascolto, partecipazione, cultura della sostenibilità e impegno concreto nei territori.

Ci sono parole che uniscono e parole che dividono. Parole che abbiamo smesso di usare e parole che non abbiamo ancora trovato. Al Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, Iren ha portato al centro dell’attenzione proprio questo: il potere delle parole nel costruire – o ostacolare – un futuro più giusto, sostenibile e condiviso.

 

Dopo aver portato i visitatori del Salone del libro alla scoperta di mondi letterari alternativi e interrogato il futuro attraverso tarocchi, con il progetto “Le parole che vorrei” Iren sceglie di dar vita a un’installazione partecipativa: un’esperienza di ascolto collettivo, un laboratorio a cielo aperto per chi desidera immaginare la transizione non solo nei numeri e nei piani industriali, ma anche nei linguaggi e nei pensieri che la rendono possibile.

Lo stand Iren: uno spazio vivo, tra materia e visione

Lo stand di Iren è stato ideato come una piazza aperta, un luogo accogliente in cui fermarsi, scrivere, incontrare idee. Il cuore pulsante era una parete bianca, che si è colorata giorno dopo giorno grazie alle parole lasciate dai visitatori: parole scritte a mano, intime, urgenti, vibranti. Ogni giorno una parola chiave suggeriva il tema, ma la risposta era sempre libera: “La parola che vorrei è...”. 

Primo piano di un biglietto con la parola "fiducia" scritta a mano, attaccato a una parete blu nello stand "Parole che vorrei" di Iren.

Tra cartoncini colorati e inchiostro fresco, i pensieri si sono moltiplicati: “La gentilezza è rivoluzionaria” ha scritto qualcuno, “Desiderio e forza per costruire il bene insieme, un altro. C’è chi ha lasciato un’esortazione semplice e luminosa: “Fai quel salto!”e chi ha affidato alla carta una piccola, potente certezza: “Succede sempre qualcosa di meraviglioso”.

 

Le nuvole che caratterizzavano lo stand, morbide come lo zucchero filato che è stato offerto a tutti i visitatori nello stand Iren, hanno raccolto e messo in dialogo ben duemila parole: rimaste impresse non solo nella parete, ma nell’immaginario collettivo dei visitatori, diventando frammenti di un vocabolario condiviso dove ognuno ha potuto sentirsi parte attiva di un futuro che si scrive – letteralmente – a più mani. 

Parole che ispirano, parole che insegnano: il laboratorio podcast

Novità assoluta di questa edizione è stata la sezione formativa dedicata al podcast, realizzata in collaborazione con Will e Chora Media. Quattro incontri, uno al giorno, dal 15 al 18 maggio, hanno offerto al pubblico la possibilità di scoprire dall’interno uno dei linguaggi più potenti e in crescita degli ultimi anni: il racconto in formato audio.

La giornalista Francesca Berardi su un palco davanti a un pubblico di spalle, durante un incontro del ciclo nello stand Iren "Parole che vorrei", con parete decorata da bigliettini contenenti parole ispirazionali.

Il ciclo è stato inaugurato giovedì 15 maggio da Sara Poma, Head of Editorial Content di Will e Chora, che ha condotto un primo approfondimento sulle basi del podcasting: dal perché realizzarlo alle sue potenzialità narrative ed espressive. Il giorno successivo, venerdì 16, è stata la volta della giornalista Francesca Berardi, che ha guidato i partecipanti nella scrittura e progettazione narrativa, con un focus specifico sulla costruzione di una storia coinvolgente.

 

Sabato 17 maggio, Filippo Mainardi, sound designer, ha svelato i segreti della produzione audio: registrazione, montaggio, sonorizzazione, atmosfere e silenzi, per restituire un’esperienza immersiva e autentica.

A chiudere il percorso, domenica 18 maggio, è stato Luca Castelli, Senior Social Media & Digital Strategist, con un intervento dedicato alla promozione e diffusione dei podcast, tra strategie editoriali e canali di pubblicazione.

I laboratori, gratuiti e accessibili a tutti previa registrazione presso lo stand Iren, hanno rappresentato un’esperienza concreta di formazione culturale e tecnica, permettendo a molti visitatori – soprattutto giovani – di esplorare un nuovo modo di comunicare la sostenibilità e dare voce alle proprie idee.

Due persone all'interno di uno studio in vetro con sfondo azzurro e nuvole finte, sedute a un tavolo con microfoni e cuffie per registrare un podcast a tema "Le parole che vorrei" di Iren.

Scrivere il futuro, insieme

Nel cielo e nelle nuvole che attraversavano lo stand e raccoglievano le parole scritte dai visitatori, si è condensata la filosofia dell’intero progetto. Una parola presa, riscritta, riletta da qualcun altro, diventa un gesto di responsabilità collettiva. Una dichiarazione d’intenti.

 

Per Iren, la sostenibilità non è un tema da comunicare, ma una cultura da costruire insieme: con i cittadini, con le nuove generazioni, con chi partecipa attivamente alla vita sociale e culturale dei territori. La scelta delle parole diventa allora il primo passo per dare forma a un nuovo modello di convivenza, fondato su ascolto, immaginazione e condivisione.

Nei giorni del Salone, lo stand Iren ha raccolto pensieri, sguardi, idee. Ma il vero risultato dell’iniziativa è forse invisibile: è nel seme lasciato nei pensieri di chi ha partecipato, nei gesti quotidiani che cambiano dopo aver scritto una parola, negli sguardi che si sono incrociati attorno a un tavolo, una parete, un microfono.

 

Perché ogni parola scelta è già un gesto che cambia il mondo. E questo futuro Iren ha scelto di raccontarlo insieme.

Una relazione che cresce, un linguaggio che evolve

“Le parole che vorrei” è il capitolo più recente di una relazione che negli anni si è trasformata in un dialogo autentico tra Iren e il Salone del Libro. Un dialogo fatto di presenza, ascolto e innovazione. Nel 2023, il Gruppo aveva proposto un esperimento audace: “I capolavori del Climate Change”, un’azione di sensibilizzazione sui rischi del global warming portata avanti hackerando alcuni capolavori della letteratura in chiave distopica, per rimarcare, ancora una volta, quanto siamo tutti chiamati a dare un contributo per poter cambiare un futuro che sembra già scritto

 

L’anno successivo, nel 2024, è stato il momento de “I Tarocchi del futuro”. Facendo leva sul potere della comunicazione visiva Iren ha reinterpretato i 22 tarocchi maggiori plasmando due direzioni possibili: tecnologie, comportamenti positivi e scenari sostenibili che possono salvaguardare il nostro domani sono raffigurate nella metà delle carte, mentre l’altra parte del mazzo dipinge un futuro distopico negativo, che potrebbe accadere se continueremo ad agire in modo irresponsabile. La scelta dipende solo da noi.

 

Quest’anno, con “Le parole che vorrei”, il Gruppo ha deciso di fare un passo ulteriore: non solo comunicare contenuti o stimolare riflessioni, ma coinvolgere il pubblico in una costruzione collettiva del linguaggio della sostenibilità. È una scelta culturale e politica insieme: riconoscere che per costruire un futuro più equo e responsabile, servono prima di tutto nuove parole per pensarlo e raccontarlo.

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Due persone lavorano insieme al computer viste attraverso un vetro, in un ambiente luminoso con riflessi naturali.

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