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Moda circolare, il progetto “RiVestiTO” unisce innovazione tecnologica e trasparenza coinvolgendo la comunità

1 ottobre 2025
  • RiVestiTO rende trasparente ed efficiente la raccolta dei tessili a Torino, indirizzandoli verso riuso, riparazione e upcycling.
     
  • Le vecchie uniformi della Polizia Locale sono state affidate ad artigiani locali: più di 1.000 capi recuperati e trasformati.
     
  • Un corridoio sperimentale consente di trattare i tessili come beni e non come rifiuti, coinvolgendo cittadini, sartorie e designer.
     
  • Lo shooting fotografico negli spazi Amiat ha raccontato il processo di trasformazione, mostrando la fase della raccolta come inizio di una nuova vita per i capi.

La moda può essere molto più di una questione estetica. Può diventare un terreno di sperimentazione per l’economia circolare, un banco di prova per innovazioni tecnologiche e un’occasione per rafforzare il legame tra cittadini, istituzioni e realtà produttive. A Torino, il progetto RiVestiTO nasce proprio con questa ambizione: trasformare i prodotti tessili dismessi da rifiuti a risorse, connettendo comunità locali, artigiani e tecnologie digitali in un circolo virtuoso di riuso e trasparenza.

Mani che piegano una pila di vestiti usati, con un cartoncino raffigurante il simbolo verde del riciclo in primo piano, a simboleggiare il riutilizzo e la sostenibilità nel settore tessile.

La sfida dei tessili dismessi

Ogni cittadino europeo acquista in media 26 kg di capi e tessili l’anno, ma ne scarta circa 11. Una volta dismessi, la maggior parte di questi materiali fatica a trovare una seconda vita: spesso non è riciclabile, viene spedita in Paesi lontani dove crea distorsioni nei mercati locali o finisce in discarica e inceneritori.

 

RiVestiTO parte da questa criticità e la affronta con un approccio radicalmente diverso. Realizzato da Atelier Riforma, Mercato Circolare e Huulke, in collaborazione con la Città di Torino, è stato finanziato dal progetto Horizon Europe Climaborough (co-finanziato dall’Unione Europea e Cinea) che ha l’obiettivo di colmare il divario tra la progettazione e l’attuazione delle innovazioni urbane, in particolare di fronte al cambiamento climatico. 

Tecnologia e trasparenza: il cuore del progetto

Uno degli elementi innovativi di RiVestiTO è l’utilizzo di strumenti digitali per gestire la complessità della filiera. Due in particolare:
 

  • Re4Circular di Atelier Riforma, applicazione che utilizza l’intelligenza artificiale per classificare i capi raccolti, digitalizzarli e indirizzarli verso la modalità di valorizzazione più adatta (riuso, riparazione, upcycling), permettendo di tracciare ogni capo e garantendo la massima trasparenza.
  • App Mercato Circolare, piattaforma che connette realtà circolari del territorio – come artigiani e negozi dell’usato – con cittadini, scuole ed enti locali.
     

Questa combinazione di tecnologia e community building rende il progetto replicabile in altre città, trasformando Torino in un laboratorio di innovazione sulla gestione dei tessili. Tra le tante attività del progetto, è stato possibile anche sperimentare una filiera che tratta i tessili non più come rifiuti ma come beni, aprendo un “corridoio sperimentale” che consente di ridistribuirli a chi può trasformarli: artigiani, sartorie, designer. In questo modo si valorizza ciò che già esiste, si riduce il consumo di materie prime vergini e si costruisce una cultura diffusa del riuso.

Dalle uniformi dismesse a nuove creazioni: l’esempio virtuoso con la Polizia di Torino

Il progetto ha già dato risultati concreti. Le vecchie divise della Polizia Locale di Torino sono state raccolte, private degli elementi identificativi e affidate a un gruppo di artigiani e artigiane del territorio. Grazie a processi di upcycling, i capi hanno trovato una nuova forma: da uniforme dismessa a oggetto riutilizzabile, immettendo valore nel mercato e rafforzando le competenze creative locali.

 

In totale sono stati recuperati più di mille capi, di cui 817 redistribuiti a 12 realtà artigiane del territorio, interessate a lavorarli e trasformarli. Una sperimentazione che ha dimostrato come anche materiali apparentemente inutilizzabili possano diventare risorse preziose.

Due modelli posano davanti a un container pieno di abiti usati, indossando capi sartoriali riciclati con stile contemporaneo.

Il coinvolgimento della comunità

RiVestiTO non si limita a sperimentare una filiera tecnica, ma punta a costruire partecipazione sociale. Cittadini e cittadine sono coinvolti attraverso giornate di sensibilizzazione, iniziative educative, mostre fotografiche (come quella della fotografa Chiara Agostinetto, autrice della mostra Reverse).  e persino questionari per raccogliere informazioni sui comportamenti di consumo.

 

Grazie al corridoio sperimentale, ognuno può donare abiti e tessili inutilizzati – dalle lenzuola alle tende, fino agli scarti di sartoria – a una rete selezionata di artigiani e designer locali: un gesto che alimenta un circolo virtuoso e tangibile.

Uomo seduto su un televisore dismesso, con indosso una camicia oversize e un maglione rosso sulle spalle, circondato da gabbie metalliche piene di vecchi schermi e monitor.

Lo shooting negli spazi Amiat

Per raccontare questo percorso, il progetto ha scelto anche un linguaggio visivo. A settembre 2024 si è svolto uno shooting fotografico presso l’ecocentro di via Arbe, sede Amiat – Gruppo Iren. A firmare il servizio la fotografa Giulia Alli.

 

Il titolo del progetto divulgativo è “Il Peso della Moda”, concepito dall’artista Maria Antonela Bresug, in collaborazione con la designer Luisa Mertina. L’idea è stata quella di documentare in modo autentico una fase cruciale: la raccolta dei tessili, quando i capi scartati dai cittadini iniziano il loro viaggio verso una seconda vita.

 

Ambientare le immagini negli spazi di Amiat ha permesso di mostrare la concretezza del processo, mettendo in evidenza che la sostenibilità passa anche dai luoghi quotidiani di conferimento e che ogni abito raccolto ha un potenziale di trasformazione.

 

 

Una filiera che crea valore

L’aspetto forse più innovativo di RiVestiTO è la sua capacità di attivare un ecosistema locale. Non solo riduzione degli sprechi, ma anche nuove opportunità economiche: gli artigiani coinvolti, le sartorie e le imprese creative hanno la possibilità di lavorare con materiali un tempo considerati scarti, generando prodotti nuovi e sostenibili.

Questo significa sostenere l’artigianato locale, favorire occupazione e alimentare una filiera corta che riduce trasporti e impatti ambientali. È un modo per coniugare economia circolare e sviluppo territoriale, con benefici sia ambientali che sociali.

Un modello replicabile: il futuro della moda è circolare

Il progetto è stato avviato a Torino come sperimentazione, ma guarda già oltre. Se i risultati saranno confermati, RiVestiTO potrà diventare un modello replicabile in altre città europee, contribuendo a ridurre l’impatto ambientale e a migliorare la resilienza delle filiere urbane.

 

L’obiettivo è dimostrare che un’altra gestione dei tessili è possibile: più trasparente, più partecipata, più sostenibile. Una gestione che valorizza l’ingegno artigiano, sfrutta le potenzialità delle tecnologie digitali e mette al centro la comunità.

RiVestiTO mostra che la moda può cambiare pelle. Da simbolo di consumismo rapido e spreco, può diventare un settore in grado di educare, innovare e includere. Torino, grazie a questo progetto, diventa laboratorio di un futuro in cui i vestiti non sono più rifiuti, ma storie da riscrivere insieme.

 

Ogni capo raccolto, ogni tessuto trasformato, ogni fotografia scattata all’interno dell’ecocentro Amiat racconta un tassello di questo cambiamento. Un percorso che parte dai territori e che ha l’ambizione di estendersi, creando valore per le persone e per l’ambiente. Perché la vera moda non segue solo le tendenze, ma costruisce futuro.

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Due persone lavorano insieme al computer viste attraverso un vetro, in un ambiente luminoso con riflessi naturali.

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