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Buco dell'ozono, perché la sua chiusura è una buona notizia per l'ambiente

15 febbraio 2023

Il buco dell'ozono presto potrebbe non esistere più. È questa la notizia positiva che emerge dal nuovo rapporto presentato dalle Nazioni Unite Scientific Assessment of Ozone Depletion: 2022 : nel corso di pochi decenni, a cominciare dal 2040, lo strappo emerso sullo strato di ozono che protegge la Terra potrebbe ripristinarsi.

Non si tratta di un percorso scontato e sicuro, ma i risultati raggiunti fino ad oggi hanno già dimostrato che il lavoro svolto conduce sulla buona strada. Dall’Onu, infatti, sottolineano che il Protocollo di Montreal - istituito in Canada a livello internazionale nel 1987 proprio per chiudere il buco dell’ozono - sta avendo gli effetti sperati e raccogliendo i suoi frutti.

 

Lo strato del gas che si era profondamento assottigliato mostra un importante recupero e in pochi decenni - intorno al 2066 sopra l'Antartide ed entro il 2045 sopra l'Artico - potrebbe ritornare ai livelli normali con rilevanti benefici per l’ambiente e la salute umana.

 

Perché il ripristino dello stato di ozono è importante 

Sul ripristino dello strato dell’ozono si è iniziato a lavorare dalla fine degli anni Ottanta. Alcuni importanti studi avevano mostrato chiaramente che l’uso di alcune sostanze chimiche aveva rarefatto la striscia protettiva intorno alla Terra e per questo andavano eliminate: con il protocollo di Montreal diversi gas nocivi - come i clorofluorocarburi (Cfc) usati nei sistemi di refrigerazione - sono stati messi al bando.

 

Già dagli anni ’80, infatti, era chiaro che con la diminuzione dell’ozono i raggi ultravioletti del sole potessero arrivare sulla Terra meno filtrati e dunque rappresentare un vero pericolo per le popolazioni, soprattutto quelle che vivono alle medie latitudini: il rischio è sviluppare bruciature, cancri alla pelle, cataratte. Non sono immuni nemmeno gli animali e le piante, con esiti negativi sugli ecosistemi e sulle coltivazioni.

 

Ma non solo: l’assottigliamento del gas a protezione della terra provoca un raffreddamento della stratosfera e un conseguente aumento della temperatura dell’atmosfera. Il buco dell’ozono, dunque, è tra le principali cause del riscaldamento climatico che ha segnato già 1,2 gradi sopra i livelli preindustriali.

 

Per questo motivo la sua chiusura è un buon segnale per il Pianeta: ripristinandosi lo strato d’ozono protettivo, il Pianeta è meno esposto all’intensità dei raggi solari e maggiormente capace di mitigare il surriscaldamento globale.

Terra e Sole

Chiusura buco dell’ozono, cosa si deve ancora fare 

Il rapporto dell’Onu mostra che lavorare sinergicamente permette di raggiungere grandi obiettivi. I risultati ottenuti fino ad oggi per la chiusura del buco dell’ozono sono importanti ma dicono chiaramente che nulla deve essere dato per scontato e che non si può abbassare la guardia. 

Per arrivare al ripristino totale dello strato di gas si deve continuare a seguire la strada intrapresa contro gli Cfc e gli altri gas dannosi per l’ozono facendo in modo che non vengano più rilasciati nell’atmosfera, eliminando del tutto i vecchi impianti refrigeranti e mettendo da parte le attività industriali che ne prevedono l’impiego. 

 

All’eliminazione dei gas nocivi, indica il rapporto, deve seguire l’abbandono dei combustibili fossili e la riduzione drastica dei gas serra attraverso l’impiego delle energie rinnovabili, la riduzione dei rifiuti, l’implementazione di tecniche di riciclo e riuso.

 

Solo così, affermano gli esperti, l'aumento della temperatura si fermerà e i risultati raggiunti con il protocollo di Montreal saranno veramente utili. 

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