Innovazione

Lavorare insieme per costruire il futuro dell’Italia: intervista a Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS

10 luglio 2025
  • Con Ecosistema Futuro, ASviS lancia una nuova partnership per mettere il futuro al centro del dibattito pubblico, coinvolgendo istituzioni, imprese, società civile e cittadini nel costruire visioni condivise e sostenibili a lungo termine.

  • Le imprese sono protagoniste della transizione: investire in sostenibilità conviene, come dimostrano i dati Istat e CDP, che associano performance ambientali virtuose a risparmi e maggiore produttività, soprattutto nel manifatturiero.

  • Secondo Giovannini, serve una trasformazione sistemica basata su co-creazione, misurazione d’impatto e capacità di andare “oltre il PIL” - come unico e solo indicatore - valorizzando strumenti come gli indicatori BES e la Valutazione di Impatto Generazionale.

  • Le multiutility, come Iren, hanno un ruolo chiave nel guidare modelli di sviluppo inclusivi e a basse emissioni, investendo in rinnovabili, infrastrutture accessibili e cultura della transizione energetica.

Costruire il futuro non significa prevederlo, ma dotarsi degli strumenti per immaginarlo e progettarlo insieme. È questo il senso profondo di Ecosistema Futuro, la nuova partnership ideata dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) per mettere il futuro – o meglio, i futuri – al centro del dibattito culturale, politico, economico e sociale dell’Italia.  Lanciata nell’ambito di Future Day 2025, l’iniziativa – che conta già più di 30 soggetti - nasce dalla convinzione che essere sostenibili oggi vuol dire sapere guardare al lungo termine, all’impatto che le nostre azioni avranno oggi, nel 2030, nel 2050 e per le future generazioni, cioè chi non è ancora nato. Per farlo, serve dotarsi di strumenti che aiutino a costruire scenari diversi, insieme attorno a visioni condivise, e strumenti che misurino la trasformazione, per valutarne l’impatto sul lungo periodo,. In questo contesto, le imprese sono chiamate a un ruolo cruciale: non solo come attori economici, ma come costruttori di benessere e innovazione sociale. A EveryDay Enrico Giovannini, Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), racconta come e perché.

"Ecosistema Futuro" nasce con l’ambizione di costruire un nuovo spazio per la riflessione sul futuro. Qual è, secondo lei, il valore di un’iniziativa come questa in un momento storico in cui le crisi ambientali e sociali sembrano dominare l’agenda globale?

 

Lo vediamo quotidianamente. Le nostre vite, le nostre società, sono attraversate da sfide complesse e di lungo-termine. Basti pensare al cambiamento climatico, alla transizione demografica, che in Italia vuol dire invecchiamento della popolazione, all’arrivo dell’intelligenza artificiale, alle turbolenze geopolitiche e commerciali, ai rischi di guerre. 

Un relatore in giacca e cravatta parla al microfono durante una conferenza, con un altro speaker sfocato sullo sfondo.

Ognuna di queste sfide richiede non solo la capacità di prendere decisioni sul presente guardando anche alle conseguenze sul lungo periodo, ma anche di anticipare rischi e cogliere le opportunità, avendo una visione del futuro che vogliamo costruire. In questi anni verranno prese decisioni che avranno un impatto significativo per il prossimo secolo. Noi dobbiamo essere pronti ad assumere queste decisioni, cercando di sfruttare le possibilità che si aprono davanti a noi. Possiamo sfruttare la transizione energetica per costruire società prospere e meno diseguali, possiamo eradicare la povertà nel mondo, raggiungere la parità di genere, migliorare scuola e sanità, reinvestire nel multilateralismo e nella pace. Tutto questo è possibile solo avendo chiara la direzione che vogliamo prendere. Per questo è importante parlare di futuro.

Durante il Future Day è stato sottolineato il ruolo chiave delle aziende nel guidare la transizione ecologica. Quali sono, a suo avviso, le responsabilità – e le opportunità – che il mondo imprenditoriale dovrebbe assumersi in questa fase cruciale?

 

Le responsabilità e le opportunità sono enormi. La storia ci insegna che, quando la politica non è stata in grado di guardare lontano sono state la società civile e il mondo dell’imprese ad offrire quelle visioni che permettono a un Paese di progredire sulla strada dello sviluppo sostenibile. Ed è quello che sta accadendo, anche nel nostro Paese. Basti pensare a come ASviS sia stata in grado di coalizzare oltre 330 soggetti della società civile italiana per realizzare l’Agenda 2030, costruita sulla dichiarazione della Conferenza Rio+20 dal titolo “Il futuro che vogliamo”. Nell’ultimo Rapporto di Primavera, “Scenari al 2035 e al 2050: il falso dilemma tra sostenibilità e competitività” abbiamo mostrato come, nonostante quello che si sente sui media, le imprese stiano chiaramente scegliendo un’economia circolare e sostenibile. Secondo i dati Istat, la percentuale di soggetti che hanno investito sulla sostenibilità ambientale è del 34,5% delle unità con 3-9 addetti ma raggiunge il 73,8% delle aziende con 250 e più addetti. La propensione alla sostenibilità ambientale è nettamente più elevata nell’industria in senso stretto che nei servizi, con percentuali che passano dal 43,6% nelle microimprese all’89,6% delle grandi. Per le imprese manifatturiere italiane l’Istat rileva una relazione positiva e non lineare tra la produttività del lavoro e l’attenzione alla sostenibilità: in particolare, ad un aumento dell’indice di sostenibilità ambientale corrisponde un “premio di produttività” che varia fra il 5% e l’8%, mentre una recente indagine condotta dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) mostra come le pratiche di economia circolare abbiano generato risparmi superiori a 16 miliardi di euro nei costi di produzione delle aziende manifatturiere.

Nello stesso Rapporto, insieme a Oxford Economics, abbiamo studiato l’impatto della transizione energetica sull’economia italiana da qui al 2050. La transizione energetica, se colta come opportunità “a tutto tondo”, ossia se integrata da investimenti innovativi su capitale fisico e umano (quello che definiamo scenario Net Zero Trasformation) vedrebbe nel 2050 il PIL italiano superiore del 8,4% a quello tendenziale. Lo scenario della transizione tardiva o quello dell’inazione avrebbero invece effetti negativi o catastrofici sull’economia italiana. Il World Economic Forum ha stimato che il cambiamento climatico avrebbe già causato ad oggi danni per oltre 3.600 miliardi di dollari a livello globale.

In questa fase storica poi, le aziende hanno un ruolo chiave in termini di cittadinanza, come voci centrali del dibattito pubblico. È importante che le aziende difendano lo sviluppo sostenibile pubblicamente – sulla base dei dati consolidati e dei risultati ottenuti – contro coloro i quali vogliono mantenere lo status quo.

“Ecosistema Futuro” mira anche a mettere in rete idee, competenze e soluzioni. Quali sono le modalità più efficaci, oggi, per costruire alleanze tra soggetti diversi – istituzioni, imprese, ricerca, cittadini – e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030?

 

L’ASviS crede in un metodo basato su collaborazione e co-creazione attorno a valori e obiettivi comuni. Vuol dire creare e realizzare progetti e prodotti innovativi, elaborare analisi in modo partecipato, raccogliendo le competenze diffuse della società italiana, difendere insieme i valori comuni contenuti nella Costituzione italiana e nell’Agenda 2030.

Nel caso di Ecosistema Futuro vogliamo riproporre lo stesso metodo. È necessaria una grande alleanza delle forze che nel Paese guardano al futuro – non solo all’innovazione tecnologica, ma all’innovazione a tutto campo, quella che sarà sostenibile oggi, domani, e fra cento anni, quella che garantisce una società prospera non solo per le generazioni attuali, ma per le generazioni future, come ci chiede la Costituzione italiana modificata proprio su impulso dell’ASviS. Quell’innovazione che non è solo settoriale, ma sistemica, che guarda alla società nel suo complesso, studiando per esempio quale sarà il futuro delle nostre città o delle nostre aree rurali o quale sarà il futuro della scuola e quali competenze saranno necessarie.

Immagine grafica con il logo “CI SEI DENTRO IL FUTURO” e il sito www.ecosistemafuturo.it, accompagnata dai loghi di partner e collaboratori.

Quell’innovazione che non è solo settoriale, ma sistemica, che guarda alla società nel suo complesso, studiando per esempio quale sarà il futuro delle nostre città o delle nostre aree rurali o quale sarà il futuro della scuola e quali competenze saranno necessarie.

Ecosistema Futuro farà questo creando opportunità di scambio e di condivisione tra soggetti diversi che si occupano di ricerca, divulgazione, cultura ed educazione, e coinvolgendo cittadine e cittadini in conversazioni sul futuro. Ognuno di questi progetti è il frutto della collaborazione di uno o più soggetti che, con l’ASviS, si sono voluti impegnare in modo concreto. Ecosistema Futuro è una partnership aperta e dinamica, che speriamo cresca insieme alla crescita della “domanda di futuro” nella società italiana.

Uno degli elementi emersi durante il lancio è la necessità di misurare l’impatto delle scelte per orientare davvero il cambiamento. Quali strumenti o indicatori ritiene fondamentali per capire se stiamo andando nella giusta direzione?

 

La misurazione dell’impatto è un passaggio fondamentale, in primo luogo per migliorarsi e avvicinarsi all’obiettivo, e poi come motore di una vera e propria trasformazione culturale che va ben al di là dell’esercizio di compliance. In un mondo sempre più interconnesso, è anche un fattore fondamentale di trasparenza, necessario per costruire fiducia attorno a sé, credibilità e una relazione vera con i cittadini o, nel caso delle aziende, con tutti gli stakeholder lungo la catena di valore.

Negli ultimi anni sono stati fatti enormi progressi in termini di rendicontazione, sia a livello tecnico, che politico e culturale, rispetto all’impatto dei comportamenti sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile. Le imprese sono chiamate oggi, grazie alle Direttive europee, a fare un salto di qualità decisivo in termini di rendicontazione della sostenibilità delle loro attività. Al di là delle necessarie semplificazioni, rendicontare su questi temi è ormai un fattore di competitività e di reputazione.

Anche i governi devono essere in grado di misurare l’impatto delle proprie politiche in modo più rilevante e completo rispetto alla complessità delle nostre società, andando “oltre il PIL” e misurando le diverse dimensioni della qualità della vita. In Italia, abbiamo l’esperienza notevole degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (BES), anche se l’attenzione che l’opinione pubblica dedica alla relazione che ogni anno il governo fa sull’impatto della Legge di Bilancio su di essi è molto limitato. 

Ho avuto l’onore di essere stato recentemente nominato dal Segretario Generale dell’ONU in una Commissione internazionale che si occupa proprio di questi temi, per raccomandare ai diversi Paesi di mondo come procedere in questa direzione nei prossimi anni. Segnalo che, in Italia, c’è una grande occasione: si tratta del disegno di legge appena approvato al Senato sulla Valutazione di Impatto Generazionale (VIG), un tema proposto dall’ASviS al governo negli ultimi due anni e profondamente connesso alla sostenibilità. Capire che effetto ha ogni politica sulle generazioni giovani e future potrebbe essere un elemento determinante per il miglioramento delle decisioni politiche, proprio nell’ottica del lungo-termine.

Le multiutility come Iren operano in settori chiave per la transizione ecologica – dall’energia all’acqua, dai rifiuti alla mobilità sostenibile. Che ruolo possono e devono avere questi attori nel guidare modelli di sviluppo più sostenibili e inclusivi?

 

Siamo in una fase decisiva per il futuro delle nostre società, in cui dobbiamo trasformare le nostre economie al fine di rispettare i limiti del pianeta, ma assicurando benessere e prosperità a tutte e tutti. In questa fase, le multiutility sono protagoniste del cambiamento, sia dal punto di vista tecnologico, che da quello di accompagnamento alla trasformazione, aiutando i cittadini e le imprese a muoversi verso nuovi modelli di consumo e di produzione. Vuol dire continuare a investire nelle rinnovabili, nell’infrastruttura e nell’accessibilità all’energia, sostenendo questa transizione anche culturalmente. 

Un momento del convegno con il pubblico in sala e Luca Dal Fabbro collegato da remoto proiettato su uno schermo gigante, durante l'evento "Ci sei dentro il futuro".

Ognuna di queste sfide richiede non solo la capacità di prendere decisioni sul presente guardando anche alle conseguenze sul lungo periodo, ma anche di anticipare rischi e cogliere le opportunità, avendo una visione del futuro che vogliamo costruire. In questi anni verranno prese decisioni che avranno un impatto significativo per il prossimo secolo. Noi dobbiamo essere pronti ad assumere queste decisioni, cercando di sfruttare le possibilità che si aprono davanti a noi. Possiamo sfruttare la transizione energetica per costruire società prospere e meno diseguali, possiamo eradicare la povertà nel mondo, raggiungere la parità di genere, migliorare scuola e sanità, reinvestire nel multilateralismo e nella pace. Tutto questo è possibile solo avendo chiara la direzione che vogliamo prendere. Per questo è importante parlare di futuro.

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