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O come oli esausti: perché riciclarli previene l’inquinamento ambientale

20 luglio 2023

L’attenzione per l’ambiente parte dai gesti quotidiani: ad esempio, anche l’olio utilizzato per friggere golose patatine - se non correttamente smaltito - inquina.

 

Fa parte della cosiddetta “famiglia” degli oli esausti, ovvero oli residuali e di scarto che possono avere diverse origini: industriali – quando utilizzati per i macchinari - e quella domestiche - ovvero gli oli delle fritture, ma anche quelli delle conserve alimentari (ad esempio, tutti i prodotti sott’olio).

 

Dopo l’utilizzo, l’olio esausto subisce trasformazioni chimico-fisiche che rendono necessario il suo smaltimento. Ma, nel caso in cui non si faccia attenzione e l’olio venga disperso, è in grado di provocare danni molto seri sia per l’ambiente sia per la salute umana. Infatti, l’olio è in grado di impedire l’ossigenazione e quindi di compromettere la vita. Inoltre, gli oli gettati senza cautela possono intasare condutture e provocare problemi risolvibili solo con interventi molto costosi. Nel caso in cui invece gli oli esausti vengano raccolti correttamente e riciclati possono diventare preziose fonti di nuova energia. Ecco come.

 

olio

L’importanza del riciclo degli oli esausti

L’olio gettato nel terreno compromette ecosistemi, ostruisce condutture e inquina e contamina falde acquifere utili al lavoro, in agricoltura, e all’uso privato umano, nelle abitazioni: diventano pericolosi per il sottosuolo, per la flora, per ogni fonte di acqua e per le opere umane, come i depuratori. L’olio infatti è una sostanza altamente inquinante, contamina le falde acquifere e crea nel sottosuolo uno strato impermeabile che impedisce alle radici delle piante di assumere sostanze nutritive. Inoltre, causa seri problemi anche agli impianti di depurazione: avendo un peso specifico inferiore a quello dell’acqua, galleggia su questa creando un sottile strato oleoso che inibisce l’azione dei fanghi attivi presenti negli impianti di depurazione. È necessario pertanto rimuoverlo con lunghi processi di disoleazione.

 

Per tutti questi motivi, gli oli perciò non devono essere buttati nel lavabo né tantomeno bruciati: poiché le sostanze inquinanti, in quest’ultimo caso, invece che nell’acqua, andrebbero a contaminare l’atmosfera e di conseguenza l’aria che si respira, aumentando il rischio di malattie.  

 

Per invertire la rotta, riciclo è la parola d’ordine: anche l’olio esausto, trattato secondo specifiche può diventare una nuova risorsa. Dagli oli e grassi vegetali e animali esausti si possono ricavare lubrificanti per macchinari, prodotti per l’igiene, ma anche biodiesel o ancora in combustibile per il recupero energetico: così recuperati e riciclati, gli oli esausti diventano un mezzo per la produzione di nuova energia.

 

Agevolare la raccolta degli oli esausti, le iniziative di Iren

Per avviare gli oli esausti al riciclo è necessario prima di tutto agevolarne la raccolta: in quest’ottica si muove il Gruppo Iren. Nei comuni liguri di Borghetto Vara, Carro, Deiva Marina e Sarzana, Acam Ambiente, di concerto con le Amministrazioni comunali, ha installato nuovi contenitori per la raccolta dell’olio vegetale esausto di uso domestico e non quelli che, ad esempio, si usano per le automobili. Si tratta di contenitori ben visibili e accessibili comodamente, nei quali si può conferire l’olio esausto da frittura ed in genere gli oli esausti derivanti dall’uso alimentare, utilizzando contenitori usa e getta (come, ad esempio, bottiglie di plastica usate o tanichette di piccole dimensioni) gettando l’intera bottiglia ben chiusa all’interno del contenitore stradale.

 

Allo stesso modo, Iren è attiva nel territorio torinese e con Amiat -  d’intesa con la Città di Torino e con il Conoe, ovvero il Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali e animali esausti - si è impegnata in un progetto per migliorare la raccolta differenziata anche nel caso di questi tipi speciali di rifiuti.

 

Solo una piccola part, degli oli esausti prodotti ogni anno dai torinesi (tra le 1.000 e le 1.500 tonnellate) viene effettivamente recuperata: il piano vuole cambiare le cose incrementando la raccolta degli oli di origine domestica. Con questo obiettivo per tre anni andrà avanti una progressiva estensione dei punti di raccolta degli oli esausti, con appositi contenitori, dalle scuole alle parrocchie. Un altro modo per sensibilizzare la collettività all’approccio circolare in ogni ambito della quotidianità. 

 

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