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Ambiente: cosa preoccupa gli italiani? Paure e comportamenti virtuosi nel nuovo rapporto Istat

19 agosto 2022

 

Gli effetti del riscaldamento globale, i rifiuti e l’inquinamento sono diventati argomenti che influenzano l’opinione pubblica anche in Italia. Se fino a qualche decennio fa proteggere la natura non era considerata una questione prioritaria, ora invece è un tema da affrontare con urgenza: è quanto emerge dalla nuova indagine Istat “Aspetti della vita quotidiana” che, con un focus sulla percezione dei cittadini rispetto alle problematiche ambientali, ha coinvolto oltre 45.000 persone in 800 comuni italiani. 

 

Gli italiani si dichiarano preoccupati per l’ambiente e in generale sono sensibili ai problemi del Pianeta e alle questioni climatiche: una consapevolezza cresciuta negli ultimi anni, in particolare a partire dal 1998 e ripresa poi tra il 2012 e il 2021. Per indagarla, la ricerca ha approfondito le preoccupazioni ambientali degli italiani attraverso una batteria di domande dedicate anche ai comportamenti ecocompatibili: ecco quali sono, nello specifico, i temi ambientali considerati più rilevanti per gli italiani.

 

 

I dati dell’analisi ISTAT: le preoccupazioni ambientali degli italiani

Nel rapporto stilato dall’Istat si legge che, nel 2021, i temi ambientali a preoccupare di più sono stati i cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria: il campione riportato ammonta a oltre il 50%, una percentuale in crescita tra il 2019 e il 2021. 

Seguono lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (il 45% della popolazione), fortemente sentito dai residenti del Centro e del Mezzogiorno, in particolare tra i cittadini del Lazio e della Campania rispetto ad altre aree del Paese.

 

Quello che invece è risultato di minore interesse sono gli effetti del rumore sulla propria salute - ovvero l’inquinamento acustico e la perdita del paesaggio - con una percentuale che oscilla tra il 12% e il 13%: quest’ultima cresce nelle zone turistiche come Trentino-Alto Adige, Veneto, Marche e nelle regioni particolarmente industrializzate come la Lombardia.

Rispetto ai dati del 1998, ci si allarma di meno per il buco dell’ozono: 34,9% rispetto al 57,9% del 1998. Cresce per il 52,2% della popolazione italiana climatico l’interesse verso il riscaldamento: nel 1998 interessava solo il 36% degli italiani, una percentuale dovuta anche allo scarso spazio dedicato all’argomento dai media e dai social media.

 

La sensibilità ai temi ambientali, infatti, è aumentata a partire dal 2019 in concomitanza con i movimenti di protesta e gli scioperi che hanno coinvolto tutto il mondo: più del 60% degli italiani si è dimostrato attento al tema.

 

Oltre la metà dei cittadini mette in primo piano anche i problemi legati alla qualità dell’aria. La conservazione delle risorse naturali interessa di più i giovani, il 32,1% contro 20,9% degli over55. La preoccupazione per l’inquinamento dell’aria resta una costante per oltre la metà dei cittadini da più di vent’anni. Sul dissesto idrogeologico, tra le tematiche più rilevanti nel 1998 (34,3%), l’attenzione è scesa molto: nel 2021 viene indicata solo dal 22,0% della popolazione di più di 14 anni di età.

Quali sono i comportamenti virtuosi della popolazione italiana

Anche le abitudini green degli italiani sono cambiate negli ultimi anni. Tra il 2019 e il 2021 il 67,6% degli intervistati dichiara di fare abitualmente attenzione a non sprecare energia, il 65,9% a ridurre gli sprechi d’acqua

 

Sul fronte dell’inquinamento acustico, invece, il 49,6% risponde di non adottare mai comportamenti di guida rumorosa: una percentuale più alta al Nord (52,4%) dove si usano anche di più i mezzi di trasporto alternativi (19,9%). Rispetto agli acquisti sostenibili, il 37,1% della popolazione legge le etichette degli ingredienti e il 24,4% preferisce consumare prodotti a chilometro zero.

 

Nel Mezzogiorno si è più propensi a non usare prodotti usa e getta (23,2% della popolazione con più di 14 anni nel 2021) e ad acquistare prodotti locali e a chilometro zero (29,6%).

 

Anche la fascia d’età influisce sullo stile di vita sostenibile. Le percentuali di coloro che adottano i comportamenti ecocompatibili analizzati risultano più elevate solo dopo i 25 anni. Infatti non spreca acqua il 52,3% delle persone tra i 14 e i 34 anni rispetto al 71,2% degli over 55: allo stesso modo, il 73,8% di coloro che hanno più di 55 anni, mostra più attenzione a non sprecare energia rispetto al 50,5% degli under 34.

 

I giovani, però, fanno meglio nella mobilità sostenibile: circa il 22,4% degli under 34 sceglie mezzi di trasporto alternativi all’auto privata rispetto al 16,3% degli over55. Oltre all’età, anche il livello d’istruzione e il genere rappresentano delle varianti che incidono sui comportamenti: chi possiede un titolo di studio più elevato risulta essere maggiormente propenso ad acquistare biologico e a consumare meno energia.

 

Le donne si dimostrano più virtuose nell’adottare comportamenti ecologici: leggono abitualmente le etichette degli ingredienti (il 43,0% delle donne rispetto al 30,7% degli uomini) e acquistano più spesso prodotti biologici (il 17,2% delle donne rispetto al 12,3% degli uomini).

Le donne sono inoltre in media più attente a non sprecare acqua (68,5% rispetto al 63,2%) ed energia (69,8% rispetto al 65,2%).

 

In sintesi negli ultimi 25 anni è cresciuta l’attenzione verso le questioni ambientali: un dato positivo che, tuttavia, occorre incrementare ulteriormente per accelerare il processo di transizione ecologica e tutelare l’ambiente a partire dai gesti quotidiani. 

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