Acqua

Dall'Onu il primo trattato internazionale sulla protezione degli oceani: un accordo storico

30 marzo 2023

Dopo 15 anni di negoziati gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo storico per proteggere l’alto mare, ossia quelle acque che si trovano oltre le 200 miglia nautiche (370 chilometri) dalle coste che non ricadono nelle giurisdizioni nazionali.

 

L’alto mare rappresenta i due terzi degli oceani e costituisce quella parte di acque che ricoprono quasi la metà del pianeta, per questo il patto raggiunto ricopre un’alta importanza strategica a tutela dell’ambiente.

 

La notizia è stata data dopo 4 anni di negoziazioni formali e una discussione di 48 ore al palazzo di Vetro, sede della Nazioni Unite a New York. "La nave ha raggiunto la riva", ha annunciato la presidente della conferenza Rena Lee.

 

L’iter è a buon punto ma non si è ancora concluso. Il testo concordato dai Paesi membri, infatti, potrà essere adottato dopo l'esame degli uffici legali e la traduzione nelle sei lingue delle Nazioni Unite. Poi dovrà essere ratificato da un numero sufficiente di Paesi.

 

Accordo storico, contenuti da definire: un impegno per il 2030

 

Nonostante il contenuto e il testo dell’accordo non siano stati resi noti, il trattato è stato festeggiato come un traguardo che si colloca nel piano di attuazione dell'impegno “30x30” concordato alla conferenza Onu dello scorso dicembre sulla biodiversità: l’obiettivo è proteggere un terzo dei mari (e delle terre) entro il 2030.

 

L'alto mare è stato a lungo messo in secondo piano nelle battaglie ambientali a vantaggio delle zone costiere. Ma con il passare del tempo e i progressi compiuti dalla scienza è emersa la necessità di proteggere gli oceani nella loro interezza perché producono la metà dell'ossigeno che si respira, rappresentano il 95% della biosfera del pianeta e limitano il riscaldamento climatico assorbendo anidride carbonica.

 

A rallentare il raggiungimento di un accordo la complessità della procedura per creare le aree marine protette, il modello per gli studi di impatto ambientale e soprattutto la spartizione delle risorse genetiche: spugne marine, krill (piccoli crostacei), coralli, alghe e batteri sono oggetto di crescente attenzione scientifica e commerciale per il loro potenziale uso in medicina e cosmetica. 

Proteggere gli oceani, tra gli obiettivi del Gruppo Iren

In continuità con lo storico raggiunto dalle Nazioni Unite, anche Iren mette al centro delle sue attività la tutela della risorsa idrica e proprio le acque degli oceani sono le protagoniste della famosa regata The Ocean Race a cui il Gruppo partecipa con il Team Genova.

 

La partnership tra The Ocean Race - storica regata internazionale - e il Gruppo Iren si basa sulla sinergia di obiettivi: consolidare la consapevolezza sull’importanza di proteggere le acque e agevolare un cambiamento positivo che favorisca la salvaguardia delle risorse e della natura.  

I velisti e le persone coinvolte in The Ocean Race sono testimoni diretti degli effetti dell’inquinamento, del cambiamento climatico e della pesca industriale intensiva sull’oceano: per questo l’organizzazione ha deciso di agire e rendersi portavoce dei mari attraverso un programma di sostenibilità volto a proteggerli. Durante la regata ogni imbarcazione partecipante avrà a bordo apparecchiature specifiche per monitorare l’inquinamento da microplastiche, raccogliere informazioni sul cambiamento climatico e rilevare dati per migliorare le previsioni metereologiche mondiali.

 

Azioni precise a cui Iren contribuisce con il suo impegno nella costruzione di una filiera dell’acqua efficiente e sostenibile. Il Piano industriale 2030 del Gruppo prevede oltre 2,4 miliardi destinati al servizio idrico integrato, per il potenziamento e l’incremento della rete.

 

Lo scopo è passare dal 33% al 20% di perdite idriche al 2030 sull’intero territorio gestito da Iren, attraverso l’incremento dal 56% al 90% di copertura della rete. In questo modo si vanno a individuare i distretti in dispersione e si interviene su quelli a maggior criticità. Con la stessa finalità di efficientamento della risorsa idricasi può citare il progetto del depuratore di Mancasale con cui Iren grazie ad avanzate tecnologie di filtraggio lavora al recupero e al riutilizzo delle acque reflue in agricoltura: a beneficiare dei vantaggi sono sia l’ambiente che le aziende agricole collocate in prossimità degli impianti.

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