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B come Bilancio di sostenibilità: cos'è e perché è importante per garantire la sostenibilità delle aziende

5 dicembre 2022

Le aspettative degli stakeholder in tema di impegno ambientale e sociale delle aziende diventano sempre più centrali nel contesto attuale rivolto verso la transizione ecologica. L’operato delle società non interessa più solo dal punto di vista economico e finanziario: dipendenti, azionisti, clienti, fornitori e media chiedono di essere informarti e allineati su quali sono e saranno i risultati sociali, ambientali oltre che di governance (ESG) generati dall’azienda nello svolgimento della propria attività.

 

Creare valore nel tempo attraverso un modello di sviluppo sostenibile che orienti la strategia, le politiche e gli investimenti è un impegno quotidiano. Il racconto di questo impegno è sancito dal Bilancio di sostenibilità (Dichiarazione consolidata di carattere non finanziario ai sensi del Decreto Legislativo n. 254/2016) e consente di creare un collegamento tra la performance economica e l’impatto che l’azienda ottiene sul contesto di riferimento, cioè il territorio, la comunità, le persone e l’ambiente. L’obiettivo è quello di comunicare ai propri interlocutori i risultati raggiunti, le strategie adottate e gli obiettivi da realizzare.

 

Cosa prevede la normativa europea e quella italiana

Secondo la Direttiva numero 95 del 2014 (2014/95/UE), denominata Direttiva sull’informativa non finanziaria (NFRD), l’Unione Europea ha reso obbligatoria la dichiarazione non finanziaria per alcune categorie di aziende e ha fissato le regole sulla divulgazione di informazioni non finanziarie. Chi deve attenersi all’obbligo del suddetto bilancio?

 

In Italia la normativa europea è stata recepita con il decreto legislativo 254 del 2016, in base al quale sono chiamati a redigere il Bilancio di sostenibilità tutti gli enti di interesse pubblico (le società quotate sui mercati regolamentati, gli enti creditizi o le compagnie assicurative), che durante l’esercizio di riferimento abbiano avuto in media più di 500 dipendenti, a chiusura del bilancio abbiano superato il limite dimensionale di 20 milioni di euro come totale dello stato patrimoniale o 40 milioni di euro come totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni. Il Bilancio di sostenibilità deve essere redatto una volta l’anno.


Per tutte le altre imprese, il Bilancio di sostenibilità non è obbligatorio, ma costituisce un’importante opportunità. I motivi per cui presentare il report di sostenibilità sono diversi: se da una parte consente di ottenere una migliore organizzazione e gestione di processi interni alla azienda, stimola la ricerca di nuovi modelli di business sostenibili, dall’altra attribuisce alla società una maggiore visibilità e affidabilità dal punto di vista degli interlocutori esterni. A crescere è soprattutto la reputazione e l’autorevolezza dell’azienda che ottiene una solida Green Reputation attraverso la dettagliata documentazione dell’impegno nel migliorare l’impatto sociale e ambientale della sua attività.

Quali informazioni deve contenere il Bilancio di sostenibilità

Secondo la normativa europea, le grandi imprese devono pubblicare dati relativi a questioni ambientali, questioni sociali e trattamento dei dipendenti, rispetto dei diritti umani, anticorruzione e concussione, diversità negli organi aziendali (in termini di età, genere, percorso formativo e professionale).  In termini pratici il Bilancio deve illustrare tutti questi aspetti: la società racconta in modo completo e trasparente le performance dell’organizzazione in materia di sostenibilità e mostra la propria visione e impegno verso il futuro. Per centrare questo messaggio, il report deve presentare le performance aziendali rispetto al concetto di sostenibilità, focalizzando l’attenzione su quelli che sono le richieste relative a risorse ambientali o sociali a livello settoriale, locale, regionale o internazionale.

Nel suo ultimo Bilancio di Sostenibilità il Gruppo Iren ha implementato le raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) sui rischi e opportunità che il cambiamento climatico può generare sulla propria marginalità futura. Inoltre, in conformità con quanto richiesto dalla tassonomia UE, il documento evidenzia le attività sostenibili secondo i criteri stabiliti dall’Unione Europea e la quota di investimenti, spese e ricavi che ad esse sono collegate: uno strumento indispensabile per rendicontare i risultati delle attività nel corso dell’anno, comunicarle e monitorare i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi e dei target fissati.

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