Tutela della biodiversità e lotta al cambiamento climatico vanno di pari passo: lo sanno bene gli esperti del settore e i leader politici che hanno sottoscritto a Montreal l’accordo finale della quindicesima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.
La sottoscrizione dell’accordo è stata l’occasione in cui 196 membri dell’ONU hanno realizzato un documento globale per tutelare la biodiversità, con l’obiettivo di garantire la stabilità dei servizi ecosistemici fondamentali per la sicurezza umana, lo sviluppo economico, l’uso sostenibile delle risorse e soprattutto la lotta contro il cambiamento climatico. Sono stati fissati quattro obiettivi e 23 target da raggiungere entro il 2030, così da rigenerare almeno il 30% degli ecosistemi degradati e mobilitare risorse pubbliche e private per almeno 200 miliardi l’anno entro il 2030. Tuttavia, ai singoli Stati è lasciato ampio margine di discrezionalità: ciascun Paese ha il compito di introdurre politiche specifiche a breve e a lungo termine per poter raggiungere gli obiettivi di conservazione della natura. Per quanto riguarda l’Italia, le azioni attuabili subito riguardano l’incremento delle aree protette e delle zone di tutela integrale, il rinforzo della rete Natura 2000 (rete di siti di interesse comunitario), la gestione integrata delle coste, la promozione della crescita della Blue Economy nelle aree marine protette e l’ampliamento delle conoscenze scientifiche e delle attività di monitoraggio della biodiversità. A che punto siamo e quali sono i maggiori rischi che mettono a repentaglio la biodiversità?