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Tutela biodiversità: perché l'Italia deve accelerare il passo per centrare gli obiettivi europei

25 giugno 2023

Tutela della biodiversità e lotta al cambiamento climatico vanno di pari passo: lo sanno bene gli esperti del settore e i leader politici che hanno sottoscritto a Montreal l’accordo finale della quindicesima Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.

 

La sottoscrizione dell’accordo è stata l’occasione in cui 196 membri dell’ONU hanno realizzato un documento globale per tutelare la biodiversità, con l’obiettivo di garantire la stabilità dei servizi ecosistemici fondamentali per la sicurezza umana, lo sviluppo economico, l’uso sostenibile delle risorse e soprattutto la lotta contro il cambiamento climatico. Sono stati fissati quattro obiettivi e 23 target da raggiungere entro il 2030, così da rigenerare almeno il 30% degli ecosistemi degradati e mobilitare risorse pubbliche e private per almeno 200 miliardi l’anno entro il 2030. Tuttavia, ai singoli Stati è lasciato ampio margine di discrezionalità: ciascun Paese ha il compito di introdurre politiche specifiche a breve e a lungo termine per poter raggiungere gli obiettivi di conservazione della natura. Per quanto riguarda l’Italia, le azioni attuabili subito riguardano l’incremento delle aree protette e delle zone di tutela integrale, il rinforzo della rete Natura 2000 (rete di siti di interesse comunitario), la gestione integrata delle coste, la promozione della crescita della Blue Economy nelle aree marine protette e l’ampliamento delle conoscenze scientifiche e delle attività di monitoraggio della biodiversità. A che punto siamo e quali sono i maggiori rischi che mettono a repentaglio la biodiversità?

 

I numeri della biodiversità in Italia

Secondo quanto mostrato da Legambiente nel report “Biodiversità a rischio 2023”, giunto alla sedicesima edizione, l’Italia registra un altissimo livello di biodiversità soprattutto in termini di ricchezza di specie. La fauna italiana è tra le più ricche d’Europa, con migliaia di specie endemiche. Quando si parla di biodiversità si deve anche far riferimento alla perdita di biodiversità: le principali minacce alla biodiversità sono la distruzione e la frammentazione degli habitat naturali, l’inquinamento, il cambiamento climatico globale, lo sfruttamento di popolazioni e specie, l’introduzione di specie aliene. A queste si aggiungono la diffusione di malattie e l’ibridazione antropogenica.

 

A illustrare la situazione a riguardo nel nostro Paese è il Rapporto delle Direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE) che prende in considerazione i sei anni compresi tra il 2013 e il 2018: le condizioni sono critiche poiché tra le specie e gli habitat tutelati presenti in Italia, permane un elevato numero di valutazioni sfavorevoli. Nello specifico, sono risultati in stato di conservazione sfavorevole: il 54% della flora terrestre e delle acque interne (di cui il 13% in cattivo stato di conservazione); il 53% della fauna terrestre e delle acque interne (di cui il 17% in cattivo stato di conservazione); il 22% delle specie marine (di cui il 17% in cattivo stato di conservazione); l’89% degli habitat terrestri e delle acque interne (di cui il 40% in cattivo stato di conservazione). Gli habitat marini, invece, hanno uno stato di conservazione favorevole nel 63% dei casi e sconosciuto nel restante 37%.

 

La situazione italiana si pone in linea con i dati emersi su scala europea: si registra uno stato di conservazione sfavorevole nel 63% delle valutazioni effettuate per le specie. Occorre quindi un maggiore impegno per la tutela delle specie e degli habitat in Italia, attivando e rafforzando adeguate misure di gestione e conservazione. Sebbene siano aumentate le conoscenze scientifiche rispetto al precedente ciclo di reporting, restano importanti lacune dovute alla carenza di monitoraggi adeguati, soprattutto nell’ambiente marino.

 

fiume che scorre nella natura

Tutelare la biodiversità, tra gli obiettivi del Gruppo Iren

La biodiversità è a rischio in Europa, con oltre l’80% degli habitat in cattive condizioni. Soltanto attraverso il ripristino degli ecosistemi si potrà aumentare la biodiversità, proteggere i servizi ecosistemici, limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, rafforzare la resilienza dell’Europa prevenendo catastrofi naturali.

 

La corretta gestione della biodiversità ha bisogno di politiche dedicate e capaci di dare piena attuazione alle norme comunitarie: le attività di Iren, ad esempio, per la propria natura hanno un impatto diretto o indiretto sull’aria, sulle risorse idriche, sul suolo, sugli ecosistemi e sulle specie che li abitano. Proprio per questo il Gruppo, consapevole del fatto che la conservazione dell’ecosistema naturale è essenziale per la sostenibilità globale di lungo periodo, promuove lo sviluppo sostenibile delle proprie attività e presenta un’apposita politica di gestione della biodiversità -  coerente con la Strategia Nazionale per la Biodiversità e con gli obiettivi strategici europei - per tutelarla al massimo nei territori in cui opera e promuovere lo sviluppo sostenibile su tutti i livelli.

 

 

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